Internazionale

Nobel per la pace, le previsioni degli esperti: Unrwa, Guterres o le corti dell’Aja

Operatori umanitari dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) a Deir Al Balah, Gaza foto di Ahmad Salem/Getty ImagesOperatori umanitari dell’Unrwa a Deir Al Balah – Ahmad Salem/Getty Images

La prossima settimana Manca davvero poco: il Comitato norvegese per il Nobel, sta terminando in questi giorni di scrutinare le candidature al premio per la Pace e scegliere, tra i 286 nominativi ricevuti, […]

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 4 ottobre 2024

Manca davvero poco: il Comitato norvegese per il Nobel, sta terminando in questi giorni di scrutinare le candidature al premio per la Pace e scegliere, tra i 286 nominativi ricevuti, il laureato che nel 2024 ha contribuito in modo significativo a promuovere pace, fratellanza e disarmo.

I candidati rimangono segreti ma gli esperti studiano le vicende internazionali per dare i loro pronostici: «Al momento, l’intero ordine internazionale è a rischio; con il premio Nobel è importante dare un segnale: il diritto internazionale deve essere rispettato», ci spiega Aasle Sveen, storico norvegese che in passato ha lavorato come ricercatore presso l’Istituto del Nobel a Stoccolma per collaborare poi con il Centro per il Premio Nobel a Oslo.

TRA I FAVORITI c’è l’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi, e il suo segretario generale, l’italo-svizzero Philippe Lazzarini: «Unrwa svolge un lavoro estremamente importante per gli oltre sei milioni di civili palestinesi rifugiati», a partire dai due milioni «che sperimentano le sofferenze della guerra a Gaza» aggiunge Henrik Urdal, direttore da otto anni dell’Istituto di Ricerca sulla Pace (Prio).

La laurea potrebbe aiutare l’organizzazione a rinsaldare i rapporti con alcuni paesi che non hanno ancora ripreso gli aiuti finanziari dopo averli bloccati in risposta alle accuse di Israele all’agenzia di essere coinvolta nell’attacco di Hamas del 7 ottobre. E il premio in denaro di circa 900mila euro permetterebbe di proseguire a fornire aiuti indispensabili.

Un altro candidato nella lista di Urdal e Sveen è la Corte internazionale di Giustizia con sede all’Aja, che lo scorso gennaio ha ordinato a Israele di adottare misure per prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza: «Penso che la Corte abbia dato importanti contributi nell’ultimo anno. Sebbene non abbia potere attuativo e non sia riconosciuta né da Israele, né dagli Stati uniti, il suo ruolo è promuovere la pace attraverso il diritto internazionale», spiega Urdal.

TRA I PRONOSTICI dei due esperti compaiono anche la Corte penale internazionale e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, altri nomi che, commenta Sveen, sarebbero «estremamente provocatori per Israele».

Secondo un copione già visto, in questi casi si possono immaginare ritorsioni da parte del primo ministro israeliano Netanyahu, che potrebbe tentare di minare la legittimità del Comitato se i pronostici degli esperti fossero veritieri. Premiare una di queste organizzazioni potrebbe però rincuorare chi spera nella promozione di un migliore ordine internazionale e nel rispetto delle sue norme.

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