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Vado Ligure, tutti contro il rigassificatore

Vado Ligure, tutti contro il rigassificatoreNavi rigassificatrici – Ansa

Ambiente Oggi la catena umana contro la decisione del governo regionale guidato da Toti di accogliere in Liguria la nave Snam Golar Thundra

Pubblicato circa un anno faEdizione del 10 settembre 2023

Il messaggio è «fermiamo il mostro, no al rigassificatore» e l’appuntamento è per questo pomeriggio alle 15: una catena umana lungo tutto il litorale savonese, tra il capoluogo, Vado Ligure, Bergeggi e Quiliano, promossa dal neonato Comitato che non accetta la decisione del governo regionale guidato da Toti di accogliere in Liguria il rigassificatore Snam Golar Thundra. È lo stesso che, per decreto, è stato fatto posizionare a Piombino, nonostante la ferma opposizione di amministrazione di centrodestra e popolazione.

Si ripete in Liguria lo stesso meccanismo: in un’area considerata compromessa (a Piombino c’era l’acciaieria, a Vado Ligure la centrale termoelettrica a carbone) si scarica una nuova infrastruttura pesante e impattante, cancellando tra l’altro ogni sforzo di transizione ecologica alle fonti rinnovabili.

Il Comitato, che è formato da sigle variegate, che vanno dagli ambientalisti all’Arci, dal commercio equo ai partiti politici, nasce per «costringere il Commissario Toti ad un ripensamento».

Tra gli animatori c’è anche Stefano Milano, che in città gestisce la libreria Ubik. Ha scritto una lettera ai diecimila clienti: «Il governatore Toti e la giunta regionale hanno deciso per l’installazione di un rigassificatore davanti a Savona e Vado Ligure senza coinvolgere le istituzioni e la cittadinanza (peraltro disattendendo le norme che assegnano ai cittadini il diritto di essere consultati preventivamente per le scelte ambientali). Come se il rischio per la salute fosse in vendita e monetizzabile. Come in passato per il carbone».

Secondo le informazioni diffuse, la nave verrà posizionata a meno di 3 chilometri dalla costa di Savona, per un periodo di 17 anni che potrebbero diventare 23. «Viene usata la stessa logica perversa del passato: si sceglie il nostro territorio, oltre che per delle predisposizioni strutturali, anche perché ambientalmente ‘già compromesso’. Quella che dovrebbe essere un’attenuante a nostro favore (ovvero di non sovraccaricare ulteriormente di nuovi danni o rischi sanitari e ambientali il nostro comprensorio) diventa un’aggravante». I cittadini non ci stanno.

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