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Usa, verso il «bando» dei lavoratori stranieri

Usa, verso il «bando» dei lavoratori stranieriPalm Beach, il saluto militare di Donald Trump – LaPresse

Stati uniti Il decreto della Casa bianca «Buy American, Hire American». Inciderà sul programma H-1B con cui le aziende Usa assumono dall’estero lavoratori molto qualificati. Pronto l’attacco al Nafta «che ha fatto molto male ai lavoratori e aziende americane»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 20 aprile 2017

Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che a sua detta dovrebbe favorire le aziende americane per i contratti federali e portare cambiamenti nei programmi di visti rivolti ai lavoratori stranieri; in realtà il decreto, che si chiama «Buy American, Hire American» – compra americano, assumi americano – non porta cambiamenti immediati, ma riuscirà comunque ad incidere sul programma del visto H-1B, quello che permette alle aziende Usa di assumere dall’estero lavoratori altamente qualificati e da cui dipendono le aziende e le università americane.

IL DIPARTIMENTO del Commercio, tra le altre cose, dovrà’ rivedere le norme sugli appalti contenute negli accordi commerciali con Paesi terzi, che permettono alle aziende straniere di ottenere contratti d’appalto del governo americano; il processo di revisione dell’ordine esecutivo dovrebbe durare 220 giorni per farlo arrivare allo Studio Ovale in un rapporto che potrà trasformarsi in altri decreti che concretizzino alla fine questo giro di vite.

PARLANDO DA UNA FABBRICA di Kenosha in Wisconsin, Trump ha detto che con quest ordine esecutivo «stiamo mandando un segnale potente al mondo. Finalmente mettiamo l’America al primo posto. Al momento c’è un abuso di questi visti nel nostro sistema di immigrazione, fatto che consente che i lavoratori americani siano rimpiazzati dagli stranieri».

I visti del programma H-1B sono usati per assumere ingegneri, esperti informatici, programmatori, scienziati e al programma ricorrono aziende come Facebook, Google, Amazon, Microsoft, Apple o Disney ma anche entità più recenti come WhatsApp o Airbnb; per dare un’idea, nel 2016 il 15% dei dipendenti di Facebook è stato assunto grazie a questo programma.

MARK ZUCKERBERG, fondatore di Facebook, è da sempre uno dei difensori della prassi che permette di assumere lavoratori che provengono da ogni angolo del pianeta ed ha più volte lanciato appelli per espandere il programma H-1B.

Ma questi visti, secondo Donald Trump «vengono assegnati come una lotteria quando dovrebbero essere consegnati solo a lavoratori molto qualificati e con alti stipendi, che non prenderebbero il posto degli americani».

Sempre secondo Trump grazie a questo programma le aziende sono spinte ad assumere lavoratori che vengono dall’India, dal Brasile, dalla Cina o dall’Europa che magari sono anche qualificati ma più di tutto lavorano a basso costo.

I COLLABORATORI INDIANI, che in genere hanno salari più bassi ed operano in settori diversi dell’ecosistema tecnologico, hanno replicato dicendo di stare aiutando le aziende americane a tagliare la spesa su alcuni servizi di base, in modo che possano continuare ad impiegare lavoratori americani, pagati di più, in altri settori delle loro attività, come confermato anche da Chandrashekhar, presidente della National Association of Software e Services, un gruppo che rappresenta il settore tecnologico indiano, che ha confermato che più di tre quarti delle aziende Fortune 500, le più grandi società americane di vendite, utilizzano collaboratori indiani per alcune operazioni proprio a questo scopo.

L’amministrazione Trump è stata però vaga su ciò che vorrebbe cambiare; in un incontro con i giornalisti, i funzionari hanno detto di star considerando cambiamenti dei livelli salariali che potrebbero qualificarsi per i visti, aumentando le tasse per le applicazioni del H-1B.

PARLARE DI LAVORATORI stranieri è stato un corridoio privilegiato che ha facilmente portato Trump ad esprimersi ancora una volta sul Nafta, l’accordo di libero scambio per l’America del Nord firmato con il Messico e il Canada nel 1994. Che Trump ha definito «un trattato ridicolo che ha fatto molto male al nostro Paese, alle nostre imprese e ai lavoratori» e di cui intende «sbarazzarsi o modificarlo profondamente».

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