Usa, dopo il voto negativo del senato Trump costretto a porre il veto
Stati uniti Dopo la Camera anche il Senato ha votato la risoluzione per respingere lo stato di emergenza dichiarato da Trump al fine di costruire il muro al confine con il Messico, […]
Stati uniti Dopo la Camera anche il Senato ha votato la risoluzione per respingere lo stato di emergenza dichiarato da Trump al fine di costruire il muro al confine con il Messico, […]
Dopo la Camera anche il Senato ha votato la risoluzione per respingere lo stato di emergenza dichiarato da Trump al fine di costruire il muro al confine con il Messico, facendo passare la risoluzione con 59 voti a favore e 41 contrari. Il «no» della Camera era scontato, visto che è a maggioranza democratica ed i democratici vedono il muro non solo come inutile ma anche come il simbolo della politica razzista e violenta di Trump, lo smacco, invece, è arrivato dal Senato guidato dai repubblicani, che per la prima volta si sono opposti al loro presidente.
I REPUBBLICANI fino ad ora non avevano mai voluto scontrarsi con The Donald, in particolare su questioni riguardanti le promesse fatte durante la sua campagna elettorale, ma in questo caso a prevalere su lo spirito di squadra e la fedeltà al partito sono state le preoccupazioni sulla costituzionalità di questa mossa ed il precedente che costituirebbe. A votare contro la dichiarazione di emergenza e ad unirsi ai loro colleghi democratici sono stati ben 12 senatori del Gop, non pochi, dando a Trump la più grande sconfitta politica ricevuta fino ad ora. Il tycoon ha immediatamente scritto su Twitter che porrà il primo veto della sua presidenza, ed è poco probabile che il Congresso raggiungerà una maggioranza di due terzi e ad avere i voti necessari per respingerlo, ma questo non cancellerà lo smacco, in quanto questa circostanza non segna solo il primo veto di Trump ma è anche la prima volta che il Congresso vota contro la dichiarazione di emergenza emessa da un presidente.
A VOTARE CONTRO Trump non sono stati solo i soliti «ribelli» come le senatrici Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell’Alaska, o il nemico Mitt Romney dello Utha, ma anche personaggi docili come il senatore della Florida Marco Rubio, e quello dell’Ohio Robert Portman che ha sintetizzato un po’ a nome di tutti il perchè di quello che non vogliono venga considerato un voto contro Trump.
«Dichiarare l’emergenza nazionale per avere accesso a fondi di natura economica porrebbe le basi per un precedente pericoloso – ha detto Portman – Potrebbe spalancare le porte a qualsiasi futuro presidente per fare davvero qualsiasi cosa».
Per evitare lo smacco il Gop aveva cercato, senza fortuna, di mettere insieme e votare delle proposte alternative al respingimento dello stato di emergenza ma trovare una risoluzione presentabile è stato impossibile; già mercoledì il senatore repubblicano della Louisiana, John Kennedy, uscito da un incontro a porte chiuse, aveva dichiarato ai giornalisti che il partito era a corto di opzioni e che «Tutti, tutti sanno come voteranno, e tutti sanno come andrà a finire».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento