Urbanistica “di consumo”, Firenze fra i battistrada
Città in vendita Palazzi storici trasformati in residence, antichi negozi sfrattati, deregulation normative: le trasformazioni del tessuto urbano a tutto vantaggio dell'economia finanziarizzata. Le voci critiche degli urbanisti in un incontro di Potere al Popolo: "Anche la casa passa da diritto a oggetto di investimento, posta sullo stesso piano di merci e titoli".
Città in vendita Palazzi storici trasformati in residence, antichi negozi sfrattati, deregulation normative: le trasformazioni del tessuto urbano a tutto vantaggio dell'economia finanziarizzata. Le voci critiche degli urbanisti in un incontro di Potere al Popolo: "Anche la casa passa da diritto a oggetto di investimento, posta sullo stesso piano di merci e titoli".
Lo sfratto imminente della storica farmacia di piazza San Felice in Oltrarno, aperta addirittura nel 1810 e ora destinata, con l’intero palazzo, a diventare l’ennesimo residence per turisti abbienti, sta aprendo anche il fronte dell’urbanistica “di consumo” in questi ultimi giorni di campagna elettorale.
Un gruppo di residenti del quartiere di San Frediano, la “rive gauche” fiorentina, ha avviato in risposta una petizione al sindaco Nardella. Ma i proprietari del palazzo hanno già comunicato la disdetta del contratto, e chiesto la rimozione del vincolo della Sovrintendenza sugli arredi del negozio.
Tra i firmatari della petizione c’è anche il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, che abita in Oltrarno: “Se la farmacia dovesse chiudere ne rimarrei scioccato – osserva – sarebbe un pessimo segnale. Certe realtà, quando funzionano ancora, andrebbero tutelate perché rappresentano un patrimonio immateriale e fanno parte del tessuto di questa città. Da abitante del quartiere dico: non svendiamo l’Oltrarno”.
Invece tutto sembra correre in quella direzione. L’amministrazione comunale ha già annunciato che a marzo darà il via all’iter di un nuovo regolamento edilizio.
Una variante che permetterà ristrutturazioni – con cambio di destinazioni d’uso e modifiche alla distribuzione dei volumi – anche per gli immobili sottoposti a tutela, che solo nell’area Unesco del centro storico sono il 42% dell’intero patrimonio edilizio, e perfino per quelli vincolati dalla Soprintendenza.
Per giustificare la variante, già salutata con entusiasmo dalla locale Confindustria e dai costruttori edili riuniti nell’Ance, Palazzo Vecchio parla, al solito, di lotta al degrado e all’insicurezza: “L’esigenza di ‘rifunzionalizzare’ il patrimonio esistente – fa sapere l’assessore Giovanni Bettarini – non è solo un’esigenza urbanistica ma anche un’esigenza sociale legata alla necessità di riqualificare i `buchi neri’ della città, e ad evitare i fenomeni di degrado fisico e sociale spesso collaterali agli edifici abbandonati”.
In realtà, in una Firenze sempre più “parco a tema” (artistico) per i turisti, le tante voci critiche replicano che i cosiddetti “buchi neri” sono caso mai nelle periferie.
Non certo nel rutilante, affollatissimo centro storico, all’interno del quale ogni spazio abitabile è preso d’assalto, anche complici i vari Airbnb, Booking.com e realtà similari.
Non è un caso quindi che proprio a Firenze si siano ritrovati, per l’incontro di Potere al Popolo “Superare le politiche neocapitaliste su territori e città”, molti firmatari dell’appello “Il diritto di cambiare: un habitat sano e vivibile”, pubblicato dal manifesto con firme prestigiose come quelle di Edoardo Salzano, Vezio De Lucia, Enzo Scandurra, Sergio Brenna, Ilaria Agostini, Ilaria Boniburini, Guido Viale e Maria Pia Guermandi.
“Un’occasione – ha tirato le somme Ornella De Zordo – per avere allo stesso tavolo le punte più avanzate dell’urbanistica italiana, fra cui due candidati con Potere al Popolo, Sergio Brenna e Ilaria Boniburini”.
Un’occasione anche per denunciare, come ha fatto Enzo Scandurra, le trasformazioni delle città operate solo in nome delle forze del mercato, e che hanno prodotto ambienti urbani sempre meno vivibili, mentre la produzione legislativa e regolamentare è stata improntata solo a facilitare le esigenze di quelle stesse forze, senza alcuna attenzione per gli interessi pubblici e della popolazione.
“I temi del territorio, delle città e dell’ambiente – esemplifica Sergio Brenna – sono oggi in mano alla speculazione finanziaria, che a Milano arriva e dice ‘voglio fare questo’, e con l’amministrazione pubblica che cerca solo di avere qualche piccola contropartita. Così come accadeva negli anni ’50 e ’60”.
“Lo strumentario urbanistico si adegua – chiude Ilaria Agostini – assumendo concetti, metodi e lessico presi a prestito dall’economia finanziarizzata: crediti edificatori, cartolarizzazione degli immobili pubblici, valutazione, premialità, negoziazione, accordi. Le città sono ‘smart’, ridotte a marchio da giocare nella competizione globale. E la casa passa da diritto a oggetto di investimento, posta sullo stesso piano di merci e titoli finanziari”.
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