Oltre duemila centri ucraini senza corrente, quasi due milioni di persone bloccate o al buio. È questo il bilancio del violento e improvviso uragano che ha colpito il sud dell’Ucraina nelle ultime ore. Da Odessa alla Crimea, passando per Mykolayiv e Kherson, fino alle regioni occupate della costa del Mar Nero, la nottata non ha dato tregua ai civili. Secondo l’agenzia russa Tass il bilancio, ancora provvisorio, è di 2 morti e 10 feriti. Intanto continuano i bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche ucraine e ieri una delle centrali termoelettriche del sud è stata colpita per la quinta volta dall’inizio del mese.

Nell’est le forze armate russe hanno fatto registrare degli avanzamenti sul fronte di Avdiivka dove da mesi si combatte per il controllo dell’area a est di Donetsk. Secondo l’Istituto per gli studi della guerra (di base a Washington) i militari ucraini sono stati costretti a ritirarsi da alcune zone periferiche di Avdiivka, soprattutto all’altezza del villaggio di Stepove. Al momento resterebbe agli uomini di Kiev solo un corridoio di 7 chilometri per il transito dei rinforzi e dei rifornimenti verso gli avamposti in città. Per ora i funzionari ucraini non si sono espressi in merito, al contrario degli omologhi russi, ma ciò che è certo è che perdere una roccaforte per la quale si combatte da mesi sarebbe un problema non da poco per la comunicazione di Zelensky. Nella regione meridionale di Zaporizhzhia, invece, i combattimenti si sono quasi interrotti. Nei pressi i Robotyne, verso la quale le forze di Kiev erano avanzate a metà estate, sembra che non assisteremo ancora a nessuno stravolgimento. Robotyne era stata presentata come il successo che avrebbe cambiato le sorti della controffensiva verso Melitopol. Poi l’entusiasmo è scemato e di Robotyne si è sentito parlare sempre meno. Ora sembra che il fronte sud taccia, nonostante le smentite piccate dell’entourage di Zelensky.

Persino il Segretario generale della Nato, il generale Jens Stoltenberg, si è espresso in termini piuttosto perentori sull’argomento: «Anche con il sostegno militare sostanziale e significativo da parte degli alleati della Nato, (gli ucraini, ndr) non sono stati in grado nell’ultimo anno di spostare la linea del fronte, e questo riflette semplicemente il fatto che non dovremmo mai sottovalutare la Russia. La loro industria della Difesa si è adattata allo sforzo bellico ed è in grado di rifornire le forze armate con munizioni e nuovi armamenti». Una doppia confessione, insomma. Non solo non è vero che «il Cremlino ha terminato le scorte nei magazzini e tra poco non avrà più missili» come hanno scritto per mesi diversi giornali Occidentali, ma neanche che la controffensiva è stata un successo, seppur parziale. Lo stesso Stoltenberg in un altro passaggio del suo discorso, nella conferenza stampa prima della riunione dei ministri degli Esteri di oggi e domani, ha tuttavia sottolineato che «l’Ucraina ha riconquistato il 50% del territorio che la Russia aveva conquistato».