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Una sentenza rallenta la corsa del gas naturale liquefatto

Una sentenza rallenta la corsa del gas naturale liquefatto

Energia Battuta d'arresto per l'economia fossile negli Stati Uniti. La corte federale blocca i due mega progetti Rio Grande LNG e Texas LNG per scarsa valutazione dell’impatto ambientale

Pubblicato 20 minuti faEdizione del 10 ottobre 2024

Il proliferare di terminal per l’export del gas naturale liquefatto statunitense potrebbe finalmente essere ridimensionato grazie a un importante pronunciamento di una corte federale. Lo scorso agosto, un tribunale di Washington ha annullato un’autorizzazione chiave rilasciata dalla Federal Energy Regulatory Commission (FERC) degli Stati Uniti, concludendo che l’agenzia federale ha violato la legge, non valutando adeguatamente l’impatto ambientale e climatico dei due mega-progetti Rio Grande LNG e Texas LNG sulle comunità della contea di Cameron, in Texas.

PREVISTE A POCHI CHILOMETRI dal confine tra gli Usa e il Messico, le prime tre unità di Rio Grande LNG sono attualmente in fase di costruzione. Se portati a termine, i due progetti previsti nel porto di Brownsville sarebbero in grado di liquefare ed esportare quasi 1300 milioni di metri cubi di gas ogni giorno. Se si tiene conto di tutto il ciclo di produzione del gas – dall’estrazione via fracking all’uso – le emissioni annuali dei due terminal sarebbero paragonabili a quelle di 40 milioni di auto.

SENZA CONTARE CHE LA LORO COSTRUZIONE violerebbe i diritti delle popolazioni indigene che vivono nella zona interessata dai progetti, e sarebbero fortemente dannosi per la salute degli abitanti. La FERC aveva già rilevato che i terminali GNL avrebbero emesso inquinanti atmosferici pericolosi nelle comunità vicine e che avrebbero anche creato notevoli emissioni di gas serra, ma ha comunque dato il via libera ai progetti nel 2023.

IL TRIBUNALE HA STABILITO CHE LA FERC ha sbagliato a non condurre una valutazione d’impatto ambientale supplementare e ha ordinato all’agenzia di procedere di conseguenza. Il processo potrebbe richiedere e di fatto blocca i lavori in corso. Inoltre la corte federale ha «bacchettato» la FERC anche su altre questioni rilevanti, evidenziando che l’ente non aveva esaminato i dati di monitoraggio della qualità dell’aria a Port Isabel.

PER COSTRUIRE «RIO GRANDE» LNG sono necessari almeno 18 miliardi di dollari e non è un caso che nel giugno del 2023 è entrata nel progetto con il 17% delle quote la multinazionale fossile francese TotalEnergies: ha aiutato il primo pacchetto di sostegni finanziari da parte delle banche che si attesta intorno ai 10 miliardi. Tra queste c’è anche una banca italiana: Intesa Sanpaolo, che ha destinato al progetto ben 1,08 miliardi di dollari.

DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE di Washington, la società promotrice dell’opera, NextDecade, ha subito un tracollo in borsa e sta provando a dare delle incerte rassicurazioni. Ma c’è un ulteriore sviluppo che va tenuto in considerazione: pochi giorni dopo la decisione della corte, NextDecade ha ritirato la sua richiesta di realizzare un progetto di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) collegata al terminal di Rio Grande. La revisione del CCS era già stata messa in pausa dalla FERC in aprile 2023 per mancanza di informazioni da parte della compagnia, che però, per tre anni ha sbandierato ai quattro venti che il CCS avrebbe ridotto fino al 90% le emissioni dell’impianto, mentre i gruppi ambientalisti ipotizzavano un massimo del 3%. La rinuncia di NextDecade all’impiego del CCS, che sarebbe stato su base volontaria, sembra essere una sorta di conferma dell’incertezza che avvolge la cattura e lo stoccaggio del carbonio.

LAST BUT NOT LEAST, A CINQUE MIGLIA da dove sorgerebbe Rio Grande LNG c’è la base aerospaziale di SpaceX di Elon Musk. Nel 2023 è fallito un lancio e il razzo è esploso. I resti sono caduti proprio sul terreno dove dovrebbe sorgere il terminal di GNL. Gli interrogativi sulla sicurezza, quindi, si aggiungono a quelli sulla sostenibilità ambientale del terminal.

* ReCommon

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