Una ministra della difesa con molte grane e pochi elmetti
Ursula von der Leyen La futura presidente della commissione europea lascia una pesante eredità al suo successore nel governo tedesco
Ursula von der Leyen La futura presidente della commissione europea lascia una pesante eredità al suo successore nel governo tedesco
Più e meglio del dipinto agiografico, sulla presidente in pectore della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a Berlino rimane impressa l’immagine di ministra della difesa negli ultimi due governi Merkel. La vecchia fotografia della politica che ha perduto la corsa per la segreteria Cdu, la cui carriera appena due mesi fa era in «rapida picchiata» a causa di «scandali e casi» come ben riassume la rete Ntv. In altre parole il volto del «disastro» in cui versano le forze armate di cui è responsabile da 6 anni, secondo Verdi, Linke, Fdp e perfino Afd.
La Corte dei conti federale contesta 75 milioni di euro spesi per ristrutturare la nave scuola Gorch Fock: tra consulenze e lavori arriverà a costare 135 milioni. Un’esplosione di budget che i tedeschi non perdonano, e coincide con l’ipotesi di corruzione immaginata dai pubblici ministeri dopo l’istanza di fallimento del cantiere che si era aggiudicato i lavori. La ministra von der Leyen ha prontamente declinato qualunque responsabilità politica. Il suo predecessore, de Maizière, si è giocato la carriera politica proprio a causa dello spreco di fondi per la costruzione del drone militare Euro-Hawk, poi abortita.
Tuttavia non è l’unica anomalia registrata nel suo dicastero. Spiccano i consulenti esterni assunti senza gara (costo: 3 milioni) e più di un’ombra nella gestione dei «problemi» con nuove le armi appaltate ai lobbisti del settore, come dimostra il clamoroso caso del fucile G-36 fabbricato da Heckler & Koch, afflitto da malfunzionamenti cronici finiti all’attenzione dei giudici. Senza contare le imbarazzanti dichiarazioni all’epoca dello scandalo per le «memorabilia» del Terzo Reich di cui sono piene le caserme della Bundeswehr: «Frainteso spirito di corpo» secondo la ministra.
Nel corso del suo mandato (sarebbe scaduto nel 2021) sono venute a galla le cellule di terroristi neonazisti, come la banda del «tenente Franco A», punta dell’iceberg dell’eversione nera incistata nelle forze armate. Ma la quattro volte ministra ha superato anche questo ostacolo ed è rimasta la destinataria di 43 miliardi di euro del bilancio federale. Un quarto di milione di dipendenti e la responsabilità diretta di esercito, marina e della Luftwaffe che continua a mietere vittime tra i propri uomini. Lunedì in Mecleburgo-Pomerania sono precipitati due Eurofighter entrati in collisione durante un volo di addestramento e in Bassa Sassonia si è schiantato un elicottero militare uccidendo l’intero equipaggio.
Il successore di von der Leyen raccoglierà una pesante eredità. Carri armati Leopard 2 obsoleti, la messa a punto dei nuovi blindati Puma che costa un occhio e equipaggi di marinai bloccati a terra per avaria delle navi cisterna. Non sono operativi neppure gli U-Boot e più della metà degli Eurofighter e dei Tornado non è più in condizioni di volare; perfino il nuovo Airbus da trasporto non raggiunge la metà dei reparti cui è destinato. Ma la ministra lascia buchi anche nell’equipaggiamento di base. Mancano giubbotti, stivali, perfino elmetti.
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