Un rumoroso minuto di silenzio
Fuoco cammina con me Gli studenti e il raccoglimento chiesto da Valditara: «Non resteremo mai più zitti»
Fuoco cammina con me Gli studenti e il raccoglimento chiesto da Valditara: «Non resteremo mai più zitti»
È stato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara a dare, suo malgrado, un indirizzo alla grande mobilitazione collettiva nata nelle scuole a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin. Valditara aveva lanciato l’invito «a tutte le scuole italiane a rispettare un minuto di silenzio nella giornata di martedì in onore di Giulia e di tutte le donne abusate e vittime di violenze».
MENTRE ieri il ministro lo ha osservato in un istituto nel quartiere San Giovanni a Teduccio di Napoli, le studentesse e gli studenti di tutta Italia hanno fatto l’opposto: rumore. E continueranno nei prossimi giorni. Una risposta dal basso, solo parzialmente guidata dalle associazioni studentesche, nata spontaneamente da Nord a Sud, anche per rispondere al preciso appello di Elena Cecchettin, sorella della studentessa uccisa dall’ex fidanzato.
«In maniera autonoma un sacco di studenti e studentesse hanno deciso che non era opportuno seguire la direttiva ministeriale ma, al contrario, leggere, discutere, fare casino», ha spiegato Camilla Velotta della Rete degli Studenti Medi. Anche ieri è arrivata «la notizia dell’ennesimo femminicidio nel nostro Paese, stavolta a Fano – continua Velotta – bisognava infrangere il minuto di silenzio trasformandolo in un minuto di rumore per le 106 donne uccise quest’anno dagli uomini».
A Roma, Milano, Palermo, Napoli in migliaia di cortili di scuole e atenei, alle 11 in punto di ieri, sono partite le proteste del corpo studentesco e diversi sono anche i docenti che hanno solidarizzato. Racconta A., 15 anni, studentessa del Liceo Augusto della Capitale: «eravamo tutti e tutte consapevoli di quello che era successo, ne avevamo parlato nei giorni scorsi in classe con i professori e tra di noi, quindi alle 11 ho cominciato, come gli altri, a fare rumore con quello che avevo in mano, è sembrato che la scuola cadesse!».
Per M., insegnante di lingue in un liceo di Bologna, «è stato molto bello vedere i miei studenti cominciare spontaneamente a fare rumore quando l’altoparlante ha lanciato il minuto di silenzio».
«HANNO anche proposto un dibattito dopo la visione del film di Cortellesi da fare domani», dice ancora l’insegnante. «Io ho cercato di mediare – racconta invece L, anche lei docente in un istituto superiore di Bologna – la dirigente ha proposto il minuto di silenzio ma poi ho avviato un dibattito nella mia classe».
L’appello del ministro ha quindi paradossalmente fatto riuscire una specie di flash mob nazionale improvvisato, con le parole d’ordine «Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce». Nelle scuole e nelle università c’è stato tutto fuorché il silenzio: al Liceo Vittorini di Milano è stata letta in ogni classe la poesia ‘Se domani’ di Cristina Torres-Caceres mentre al Tenca studenti e studentesse hanno intonato cori ‘Giulia Giulia’ e alzato cartelli per ricordarla. Al Carducci, sempre a Milano, gli studenti hanno proposto un contrappello: «una morte ogni 72 ore è inaccettabile, parlatene in classe, con gli amici e i parenti, discutete sull’argomento, non state in silenzio. Vogliamo giustizia, vogliamo decostruzione, vogliamo rumore».
Un minuto di rumore anche nei licei di Lecce e a Palermo dove i ragazzi del Liceo Classico Vittorio Emanuele al suono della campanella hanno iniziato a battere le mani e gridare. A Napoli le donne sono scese in strada agitando campanelli e con uno striscione con scritto ‘Basta!’, in una manifestazione promossa dall’Udi.
«SIAMO stanche di avere paura di morire per strada, di rischiare di non tornare più a casa – hanno detto – noi siamo qui insieme soprattutto per le donne più giovani perché possano avere un futuro libero e senza paura».
‘Per Giulia facciamo casino’, dicono anche gli studenti e le studentesse di Fisica, in occupazione alla Sapienza di Roma, scagliandosi contro la strumentalizzazione dei femminicidi mentre i colleghi delle altre facoltà sono scesi nel pomeriggio per le vie della città universitaria, in un corteo aperto dallo striscione «se domani non torno brucia tutto». E le proteste si sentiranno forte anche nei prossimi giorni, in vista delle manifestazioni del 25 novembre: oggi gli studenti di Osa e dall’associazione Donne de Borgata si riuniranno in presidio a Roma «contro il minuto di silenzio» mentre i collettivi della Statale di Milano faranno un «flash mob per ricordare Giulia, per dare forza alla sorella Elena e a tutte le persone a loro care».
«INVITIAMO il mondo della formazione a partecipare – scrivono – con un oggetto rumoroso e con un cartello».
Un sit in è in programma per giovedì prossimo anche nell’Università della Calabria, a Rende, per «richiamare l’attenzione alla necessità di una rivoluzione culturale, nel ricordare Giulia Cecchettin, ennesima vittima di femminicidio in Italia, chiederemo un risveglio collettivo e istituzionale che segni la fine della società patriarcale».
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