Trenta giorni al voto. I sondaggi cominciano a mostrare una certa stabilità. Sarà possibile pubblicarli ancora per due settimane, poi scatterà il divieto.
Almeno per i quattro partiti principali le oscillazioni vanno diminuendo. Vediamo gli ultimi tre sondaggi, senza dimenticare che tutti dichiarano un margine di errore di più o meno il 3%. Sono sondaggi diffusi negli ultimi tre giorni ed effettuati la scorsa settimana da Termometro politico, Tecné e BiDi media.

Fratelli d’Italia è stimato al 24, 2% (media di 24,3; 24 e 24,3). Il Partito democratico appena sotto al 23,7% (23,5; 24,2 e 23,5). La Lega Salvini premier al 13,6% (14,3; 13,6 e 12,9). Il Movimento 5 Stelle al 10,4% (11,1; 10 e 10,2). Più variabile Forza Italia, stimata in media all’8,5% (7,3; 7 e 11,4 secondo Tecnè che ha effettuto il sondaggio per le tv Mediaset).
Questo significa che al centrodestra viene assegnata una percentuale complessiva del 47,6%. Al totale abbiamo aggiunto anche l’1,3% della lista-contenitore dei centristi di centrodestra, Noi moderati che malgrado gli sforzi di Lupi, Toti, Brugnaro e Cesa al momento è valutata molto male. Appena sopra però l’1% che è la soglia minima con il Rosatellum per portare un contributo alla coalizione, anche se non si supera lo sbarramento del 3% che dà l’accesso ai seggi.

Per avere una stima complessiva del centrosinistra, invece, al Pd bisogna aggiungere innanzitutto la lista bicicletta di Sinistra Italiana e Europa Verde. Per due sondaggi su tre è destinata a superare la soglia di sbarramento, in media si attesterebbe al 3,4%. Di Maio è dato anche sotto l’1% quindi va tenuto conto solo delle previsioni di +Europa, che tutti e tre i sondaggi danno sotto la soglia del 3%; in media al 2,3%. Dunque il «secondo polo» sarebbe al 29,4%, circa venti punti percentuali sotto il primo. Il «terzo polo», a questo punto senza apparente possibilità di errore, si avvia a essere il Movimento 5 Stelle, parecchio staccato, con circa un terzo della percentuale della coalizione Pd, Sinistra-Verdi e +Europa. A Calenda e Renzi, malgrado le autodefinizioni, spetta al massimo il ruolo di «quarto polo». I sondaggi sono abbastanza d’accordo sul peso di Azione-Italia viva, che in media raggiunge il 4,9% (4,9; 5,2 e 4,8).

Il sistema elettorale non consente di fare previsioni sull’assegnazione dei seggi solo sulla base delle percentuali stimate per le liste. Principalmente a causa del fatto che circa un terzo dei seggi (147 per la camera e 74 per il senato) saranno assegnati con il sistema uninominale in cui passa solo il più votato. Le stime risalenti a qualche settimana fa – e dunque basate su sondaggi vecchi – dell’istituto Cattaneo dicevano che il centrodestra non dovrebbe comunque scendere sotto i 120 seggi uninominali alla camera e 60 al senato. Aggiungendo a questi quelli che è più prevedibile attribuire nella parte proporzionale, 140 alla camera e 65 al senato considerando il premio implicito che deriva dalla soglia di sbarramento, i seggi del centrodestra a un mese dal voto sono stimabili sui 260 alla camera e 125 al senato. Che significa un pelo sotto il quorum dei due terzi, sufficiente per modificare la Costituzione senza passare dalla conferma del referendum (mancano però appena 7 seggi alla camera e 12 al senato).

Da segnalare un partito che i sondaggi danno al margine della soglia di sbarramento, Italexit di Paragone (che ha imbarcato esponenti No vax e CasaPound), in media è già al 2,5. Mentre Unione popolare, stimata solo da due sondaggi su tre, è data in un caso all’1,5% e in un altro allo 0,9%. Ma la campagna elettorale è appena iniziata.