Un governo che va contro il lavoro e l’ambiente
Alessandro Genovesi
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Un governo che va contro il lavoro e l’ambiente

L'intervento Parla Alessandro Genovesi, segretario generale di Fillea Cgil, il sindacato degli edili
Pubblicato più di un anno faEdizione del 18 febbraio 2023

Compito del governo dovrebbe essere quello di creare lavoro, non di distruggerlo. Compito del governo dovrebbe essere quello di raggiungere gli obiettivi Onu e Ue per una maggiore sostenibilità ambientale.

Compito del governo dovrebbe essere quello di sostenere la rigenerazione, l’efficienza energetica e la messa in sicurezza contro terremoti e disastri naturali. Compito del governo dovrebbe essere quello di aiutare la crescita qualitativa delle imprese, favorendo investimenti in innovazione, nuovi materiali, nuove professionalità. Compito del governo dovrebbe essere quello di garantire a chi ha di meno lo stesso diritto a vivere in una casa sicura, salubre, con meno sprechi energetici di chi invece ha redditi alti. Compito del governo dovrebbe essere quello di realizzare tutto ciò tutelando salute, sicurezza e diritti di chi lavora.

Il governo Meloni, in un colpo solo (o meglio in due: decreto sulla cessione dei crediti per i bonus edili e nuovo Codice degli appalti) riesce a fare l’opposto di tutto questo. Innanzitutto il blocco della cessione dei crediti e dello sconto in fattura metterà a rischio decine di migliaia di posti di lavoro in essere -si stimano in circa 100 mila i posti di lavoro che verranno distrutti nei prossimi mesi -, rendendo per di più i vari bonus (indipendentemente dalla percentuale, sia il 50% o il 90%) «roba solo per ricchi».

Cioè per chi ha già i soldi da poter anticipare e redditi alti da poter poi prendere le detrazioni. Peccato che sono almeno 43 milioni i cittadini che vivono in case con classe energetica inferiore alla C e 50 in zone ad alto rischio sismico, che vivono in condomini o edifici costruiti prima degli anni 90 e che sono 23 milioni gli italiani con i redditi più bassi (di cui 7,3 milioni sono anche “incapienti” cioè non dichiarano reddito sufficiente per prendere le detrazioni).

Parliamo della stragrande maggioranza dei pensionati, lavoratori dipendenti e autonomi, precari, disoccupati che vivono nelle case più vetuste ed energivore, cioè le case che sprecano di più (il 35% di tutta la C02 è prodotta da edifici vecchi), vengono giù alle prime scosse di terremoto, hanno le bollette più care.

E poi vi sono anche le imprese serie, che si sono andate specializzando sulla rigenerazione e ristrutturazione, che hanno investito in macchinari e personale che vengono “mandate in buca”. Imprese che anche grazie alle leggi passate ora denunciano il numero reale dei lavoratori impiegati – Durc di Congruità- e applicano i Contratti nazionali (Ccnl) dell’Edilizia, con tutto ciò che questo comporta in termini di maggiore sicurezza, formazione, salari. Alcune di queste imprese sono le stesse che, se dovessero chiudere, non potranno neanche realizzare il Pnrr, che non è fatto solo di grandi opere ma anche di tanti interventi di riqualificazione.

Se a questo scenario aggiungiamo i tentativi di ridurre le tutele negli appalti pubblici, tra liberalizzazione dei livelli di sub appalto e minori obblighi ad applicare lo stesso Contratto nazionale edile. siamo proprio al classico “dalla padella alla brace”. O rischi di perdere il posto di lavoro (effetto blocco della cessione crediti) nell’edilizia privata o rischi di lavorare negli appalti pubblici con meno tutele, meno imprese strutturare e di qualità, minore sicurezza e maggiori infortuni.

Insomma il governo Meloni sembra accanirsi contro il settore che, direttamente ed indirettamente, sta dando il maggior contributo al Pil e all’occupazione da due anni a questa parte, e che è e sarà sempre più strategico per rigenerare città e aree interne. Un governo contro il lavoro e l’ambiente.

Per queste ragioni se non vi saranno cambi di direzione, tavoli di confronto con i sindacati, interventi a difesa dell’occupazione e per un suo miglioramento, come Fillea Cgil siamo pronti alla mobilitazione sin dalle prossime settimane, chiedendo anche alle altre organizzazioni – Feneal Uil e Filca Cisl – di scendere in piazza e di proclamare, come nel 2019, lo sciopero generale di tutti i comparti della filiera delle costruzioni.

*Segretario generale Fillea Cgil

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