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«Un 9/11 lungo dei mesi». New York affronta il virus

«Un 9/11 lungo dei mesi». New York affronta il virusDavanti a Wall Street – Ap

Stati uniti Teatri chiusi, eventi cancellati. Restano aperte le scuole pubbliche, per molti bambini la sola occasione quotidiana di mangiare. E il sindaco De Blasio sfida la Casa bianca: «Test da soli, senza il via libera del governo federale»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 14 marzo 2020

Il sindaco Bill de Blasio ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza per New York City. E l’ha annunciato adottando un tono più inquietante del solito e avvertendo che passeranno mesi prima che in città la vita torni alla normalità.

«Stiamo entrando in una situazione in cui l’unica analogia è la guerra», ha detto de Blasio ai giornalisti in conferenza stampa. Il sindaco ha detto che la città giovedì ha raggiunto i 95 casi di coronavirus, ma si prevede che il numero aumenterà fino a mille entro la prossima settimana.

Mentre Broadway chiudeva i teatri e gli eventi che coinvolgono più di 500 persone venivano cancellati su ordine del governatore dello Stato Andrew Cuomo, de Blasio ha firmato una dichiarazione di emergenza che gli dà il potere di attuare misure ancora più draconiane.

I poteri, nessuno dei quali al momento è stato usato dal sindaco, includono imposizione di un coprifuoco, limiti a chi può entrare e uscire da alcune parti della città, chiusura del trasporto pubblico, razionamento delle provviste e ordine di sospendere il circolo di veicoli o persone per le strade.

De Blasio ha affermato che lui e Cuomo hanno ordinato di comune accordo la chiusura di eventi di grandi dimensioni e il limite all’afflusso a solo la metà della loro normale capacità legale per bar e ristoranti. «Sarà davvero una specie di buco nella nostra vita, ed è doloroso. Non è qualcosa che avremmo voluto fare e che non avremmo fatto se non fosse stata necessaria al 100%».

A New York non ci sono ancora state morti per il coronavirus, ma è solo questione di tempo. «Perderemo alcuni dei nostri newyorkesi, sfortunatamente, è inevitabile», ha detto de Blasio. La città è pronta ad arrivare fino all’apertura di unità di terapia intensiva nei parcheggi attrezzati con tende, qualora ciò fosse necessario, ha spiegato il sindaco aggiungendo che al momento ci sono 5mila respiratori pronti.

De Blasio ha affermato che comunque tre istituzioni, le scuole pubbliche cittadine, i trasporti pubblici e il sistema sanitario, rimarranno aperte a ogni costo. Le scuole pubbliche sono incluse perché per molti bambini rappresentano l’unico modo di mangiare.

Le università hanno chiuso e faranno teledidattica, il Metropolitan Museum ha chiuso fino a data da destinarsi. Wall Street resterà operativa, anche se potrebbero verificarsi dei cambiamenti: «Siamo impegnati a mantenere categoricamente il mercato in funzione», ha detto il sindaco.

Il nodo cruciale del problema restano i test per individuare chi ha contratto il virus. Da Washington ne arrivano pochissimi e quelli già pronti all’uso ma preparati dai laboratori privati non possono essere utilizzati perché senza autorizzazione della Fda, Food and Druga Administration.

De Blasio e i funzionari della sanità pubblica cittadina hanno sottolineato che ospedali e studi medici dovrebbero fare test a tutti i pazienti che hanno febbre, tosse secca e non hanno l’influenza o altre condizioni comuni, ma non possono.

Di fronte agli ostacoli federali che impediscono alla città di fare test su vasta scala, de Blasio ha affermato che a questo punto è pronto a sfidare il governo federale e a condurre i test anche senza autorizzazione: «Vogliamo fare test su larga scala, ma non possiamo farlo senza un’approvazione federale. Si parla di poteri locali che prendono in mano la situazione, se non avremo questa approvazione federale è proprio quello che avverrà; se il presidente degli Stati uniti e la Fda non ci daranno l’approvazione non incolperò chi deciderà di fare qualsiasi tipo di test possibile e collaborerò con loro».

Nonostante i cambiamenti della vita quotidiana, de Blasio ha detto ai newyorkesi che si può ancora andare in ristoranti e locali che rispettano i limiti di capacità o uscire con altre persone, assicurandoci che non siano malate. «È pericoloso smettere di vivere la vita – ha detto – Questa è una crisi. Ma è una crisi che un giorno finirà». Intanto nei supermercati si assiste agli assalti ai viveri, le strade sono meno piene.

«Ci stiamo preparando a un 9/11 annunciato e che durerà mesi», afferma Chris, maestro di scacchi newyorchese 50enne portando la spesa a casa.

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