Uccisa una colona israeliana, sotto accusa il ministro della difesa Galant
Cisgiordania occupata Si tratta del terzo israeliano ucciso in tre giorni. Tensione alta nel governo Netanyahu. Il ministro Galant accusato di avere una linea «troppo morbida»
Cisgiordania occupata Si tratta del terzo israeliano ucciso in tre giorni. Tensione alta nel governo Netanyahu. Il ministro Galant accusato di avere una linea «troppo morbida»
L’esercito israeliano si prepara a inviare un altro battaglione di fanteria e due compagnie in Cisgiordania ma è sempre più in affanno nel tenere sotto controllo i Territori palestinesi che ha occupato nel 1967. A poco sono servite le incursioni di reparti militari effettuate in città e villaggi cisgiordani che hanno fatto oltre 200 morti dall’inizio dell’anno. In assenza di qualsiasi concreta prospettiva politica per la fine dell’occupazione militare, i palestinesi, individui o gruppi organizzati, continuano ad armarsi e stanno intensificando gli attacchi contro i coloni. Oltre trenta israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania nel 2023, il bilancio più alto dai giorni della seconda Intifada (2000-2005). Ieri nuovo agguato nel sud della Cisgiordania, non lontano dall’insediamento coloniale di Kiryat Arba (Hebron). Almeno venti colpi sparati da un’auto in corsa hanno ucciso Batsheva Nigri, 40 anni, residente nella colonia di Beit Hagai, non distante dal luogo dell’attacco, dove insegnava in un asilo. Grave un altro colono che si trovava in auto con Nigri. Illesa una bambina di 6 anni, figlia dell’insegnante, che i proiettili hanno solo sfiorato. L’auto dell’attacco si è poi dileguata.
Quello di oggi è il secondo attacco armato in pochi giorni. Sabato scorso erano stati uccisi altri due israeliani, padre e figlio, che dalla loro città in Israele, Ashdod, si erano recati ad Huwara (Nablus), da tempo uno dei principali punti di tensione e violenza in Cisgiordania, per far riparare e lavare la loro automobile. A un altro israeliano domenica è stata bruciata l’auto. Il premier Benyamin Netanyahu ieri ha deciso di anticipare alla prossima settimana la riunione del gabinetto di sicurezza prevista il 10 settembre. Nel governo israeliano, di destra religiosa e in cui diversi ministri sono coloni, la tensione è molto alta. Bersaglio delle critiche è il ministro della Difesa Yoav Galant al quale è rimproverato una linea giudicata «troppo morbida». Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, vuole che siano discusse le sue proposte per rendere più dura la reazione di esercito, polizia ed intelligence contro i palestinesi. Chiede la chiusura ermetica di alcuni centri abitati, l’aumento dei posti di blocco, la revoca dei permessi di lavoro. Anche la ministra Orit Struck ha attaccato Galant e ha proposto l’invio di ingenti forze militari sulle strade della Cisgiordania. Un deputato dell’estrema destra, Yitzhak Kreuzer, ha invocato una dura rappresaglia: «Chiediamo vendetta, il sangue ebraico non va sprecato», ha scritto sui social.
Il Likud, il partito del primo ministro, è spaccato tra chi reclama l’uso della forza e della repressione e chi invece ritiene controproducente e pericoloso per i soldati israeliani l’avvio di altre ampie operazioni militari. L’opposizione critica la maggioranza di governo perché si sta spaccando in un momento delicato. Tuttavia, da nessun partito si sono levate voci a sostegno di una soluzione politica e territoriale volta a mettere fine, dopo 56 anni, all’occupazione dei Territori palestinesi.
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