Internazionale

Tutti in pista allo Skybar di Beirut

Lo Skibar di Beirut si apre agli sfollati - foto di Antonio OttomanelliL’ingresso e l’interno dello Skinn, il locale di Beirut famoso anche per il suo Skybar, con vista sul Mediterraneo, riattrezzato in modo da poter offrire un rifugio a tante famiglie rimaste senza casa per effetto dei raid israeliani – Antonio Ottomanelli

Li fermi chi può Dall’inizio dell’offensiva israeliana in tutto il Libano meridionale e nella periferia sud di Beirut circa 400 persone hanno trovato rifugio all’interno dello Skybar, uno dei più famosi locali della città

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 6 novembre 2024

I materassi bianchi contornano la pista da ballo del nightclub Skinn, uno dei locali più famosi di Beirut, noto anche per il suo Skybar che offre viste imperdibili sul Mediterraneo.

Un tempo meta abituale di grandi star, l’intero edificio è ora riconvertito in funzione della guerra. Le coperte, impilate sulle mensole, hanno preso il posto delle bottiglie di alcolici. I tavoli sono stati utilizzati per dividere il perimetro del locale. Ogni famiglia ha il suo spazio. Gli anziani, provati, sonnecchiano sui divanetti sotto la console del dj.

Le madri, con l’aiuto delle torce, preparano da mangiare per i figli.

CHAFIK EL KHAZEN, fondatore del nightclub, siede fuori dall’entrata circondato da intere famiglie. Ha inaugurato la discoteca nel luglio 2006, durante il primo giorno di guerra tra Israele ed Hezbollah. «Non avrei mai e poi mai pensato che la mia discoteca potesse diventare un rifugio per 250 famiglie», racconta.

Dall’inizio dell’offensiva israeliana in tutto il Libano meridionale e nella periferia sud di Beirut circa 400 persone hanno trovato rifugio all’interno dello Skybar. «È cominciato tutto spontaneamente. Uno dei miei dipendenti era uscito per una camminata sul lungomare. Quando è tornato mi ha raccontato di aver visto intere famiglie sfollate. Mi sono subito chiesto cosa potessi fare per aiutare e così ho deciso di aprire le porte del mio locale. Qualcuno doveva pur prendere l’iniziativa» sottolinea Chafik.

Le famiglie che hanno trovato riparo negli spazi dello Skybar sono solo solo una piccola parte degli 1.2 milioni di sfollati presenti in tutto il Libano, circa il 20% della popolazione totale.

La maggior parte di esse ha abbondato le loro case senza possibilità di fare programmi né di raccogliere i propri effetti personali.

Lo Skibar di Beirut si apre agli sfollati
Lo Skybar di Beirut si apre agli sfollati, foto Antonio Ottomanelli

IL GOVERNO LIBANESE ha predisposto 1095 rifugi in tutto il paese, i quali ospitano più di 190.000 persone, ma la maggior parte di essi ha già raggiunto il massimo della capacità. Di conseguenza, chi non è stato in grado di permettersi camere d’albergo o appartamenti in affitto si è trovato in macchina o per strada.
Per rimanere a contatto con le necessità delle famiglie, Chafik ha fatto allestire una tenda nei pressi dell’entrata del locale. Lì, lui e i suoi dipendenti coordinano l’assistenza alle famiglie.

«Ci occupiamo di tutto: cibo, medicine, vestiti e giocattoli per bambini» dice Zein, uno dei primi dipendenti assunti nel locale. «Abbiamo iniziato con 70 persone, e ora siamo 400» aggiunge.

Nel frattempo, la cifra degli sfollati è destinata a crescere con l’intensificarsi dei bombardamenti israeliani. Dall’inizio del conflitto l’offensiva israeliana ha provocato la morte di più di 2.000 persone e oltre 11.000 ferite secondo il ministero della salute libanese, con un totale di più di 10.000 attacchi registrati sul territorio libanese. Intere comunità sono fuggite dal sud del paese per riversarsi sulla capitale Beirut e nelle montagne circostanti mentre quelle con le risorse finanziarie necessarie sono espatriate.

Lo Skibar di Beirut si apre agli sfollati
Lo Skybar di Beirut si apre agli sfollati, foto Antonio Ottomanelli

«SPERO DI TORNARE A CASA presto. Mi piacerebbe tanto tornare a cantare. Qui non posso farlo altrimenti sveglio tutti i bambini» racconta Rayan di 12 anni, mentre sua mamma prepara da mangiare per le sorelle più piccole. La sua espressione diventa più cupa quando descrive la fuga dalla propria casa: «La mia famiglia proviene da Dahieh, siamo scappati durante i primi giorni di guerra. Non so ancora quando torneremo».

Rayan e gli altri bambini sono i veri protagonisti del locale un tempo frequentato da grandi star internazionali, da David Guetta a Bruno Mars, passando per Fabio Cannavaro sino a Francesco Totti. Lui e i suoi amici di giorno si impossessano della pista. Nascondino, cricket e “Uno”sono solo alcuni dei giochi che ricordano una quotidianità ormai perduta.

«Domenica porteremo tutti i bambini agli autoscontri» dice Chafik. «È un modo per fargli dimenticare questa situazione».

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