I «guai» legali di Trump non si limitano all’indagine dell’Fbi sui documenti sottratti agli archivi nazionali, ma lievitano di mese in mese. Proprio ieri il suo avvocato e sodale Rudy Giuliani sarebbe dovuto apparire davanti al gran giurì insediato dalla procuratrice distrettuale Fani Willis nella sua indagine criminale sul tentativo di frode elettorale in Georgia (gli ormai celebri 11.000 voti chiesti al segretario di stato per ribaltare il risultato elettorale) ad opera della squadra di Trump. I legali di Giuliani sono riusciti a far rimandare la sua testimonianza, citando una recente operazione del loro assistito che non gli avrebbe consentito di volare – a cui l’ufficio di Willis ha risposto esibendo i biglietti aerei di Giuliani, che dopo l’operazione evidentemente non troppo gravosa è stato sia a Roma che a Zurigo. Ciononostante la sua apparizione è rimandata, ma non cancellata: un giudice della Corte suprema di New York ha impedito a Giuliani di sottrarsi all’indagine – una delle più pericolose per l’ex presidente, che rischia tre capi di imputazione che portano con sé pene non inferiori a un anno di carcere.

Non è un caso se un paio di settimane fa ben quattro fonti anonime hanno confermato a Rolling Stone che con la candidatura alla presidenza nel 2024 Trump intende anche e soprattutto mettersi al riparo dai suoi guai legali, con il timore perfino di finire dietro le sbarre: «Dice – sostiene una delle fonti citata dalla rivista – che quando sarà di nuovo presidente, una nuova amministrazione repubblicana metterà fine all’indagine che lui vede come un tentativo del governo Biden di colpirlo con delle incriminazioni, o perfino mettere lui e la sua gente in prigione».

L’INDAGINE REGINA, naturalmente, è quella ancora in potenza e avvolta dal mistero del dipartimento di Giustizia, alla quale la Commissione d’inchiesta della Camera (che non ha l’autorità di incriminare) ha fornito abbondanti prove del tentato golpe del 2021. Se l’accusa fosse quella di cospirazione sediziosa, rivolta anche ad alcuni di coloro che hanno partecipato all’assalto al Campidoglio, la pena potrebbe arrivare fino a 20 anni di carcere. Ma anche senza la prospettiva delle patrie galere, uno dei rischi più seri è che Trump venga interdetto dalla vita politica, facendo sfumare il sogno (o meglio l’incubo) del secondo mandato.

E METTENDO a rischio anche il suo cospicuo patrimonio: già due indagini – una penale e una civile – sono in corso nel suo stato natio, New York, sulla disinvoltura con cui il valore delle sue proprietà aumentava e diminuiva all’occorrenza, in caso si trattasse di pagare le tasse o di presentarne i pregi a banche e investitori. L’indagine civile è in mano a una democratica, la procuratrice generale di New York Laetitia James, e anche quella penale, condotta dall’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che però di recente ha subito una battuta d’arresto. Due degli avvocati a capo dell’indagine hanno infatti rassegnato le dimissioni dopo il rifiuto di Bragg di formulare un’accusa a questo stadio dell’indagine. «Credo – ha detto uno dei due avvocati, Mark Pomerantz, durante un’intervista – che Donald Trump fosse colpevole e che ci fossero prove a sufficienza per ottenere un verdetto di colpevolezza se fossimo andati avanti». «La legge dovrebbe valere allo stesso modo per ricchi e poveri, vulnerabili e potenti».
Se Trump, ha concluso Pomerantz, «fosse stato un tipo qualunque, sarebbe stato incriminato senza troppe discussioni».