Turni da 15 ore al giorno, senza pause, sette giorni su sette. Retribuzioni a cottimo con cifre inferiori ai contratti collettivi nazionali. Lavoratori costretti a vivere negli stessi luoghi dove producevano. È questo il quadro scoperto in provincia di Pavia da procura e guardia di finanza. Tutte cinesi le persone coinvolte. Alcune erano sfruttate, mentre tre erano gli sfruttatori. Per loro, amministratori de facto di stabilimenti intestati a prestanome, è scattato l’arresto con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento di manodopera.

«I caporali sfruttavano i lavoratori fino allo sfinimento – dice la procura di Pavia – La scarsa conoscenza della lingua italiana e il perdurante stato di bisogno dei dipendenti permetteva ai caporali di contare sulla loro omertà motivata dalle scarse alternative di lavoro». Sul caso è intervenuta via Twitter Giorgia Meloni, che ha promesso «tolleranza zero verso chi pensa che in Italia gli esseri umani possano essere trattati come schiavi». L’auspicio è che l’ interesse non dipenda dalla nazionalità degli indagati.

A Prato, invece, durante controlli della guardia di finanza sono stati individuati 100 lavoratori in nero e 159 irregolari. 26 gli imprenditori segnalati a Inps e ispettorato competente. I motivi: illegalità contributive e previdenziali, violazioni delle norme sulla sicurezza. «La manodopera era sistematicamente sottopagata e sottoposta al ricatto del licenziamento», fa sapere la guardia di finanza.