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Trump provoca la Cina: gli Usa venderanno cacciabombardieri a Taiwan

Trump provoca la Cina: gli Usa venderanno cacciabombardieri a TaiwanTsai Ing-Wen, presidente di Taiwan – LaPresse

Dai dazi alle armi Per la Cina si tratta di una violazione della politica «Una sola Cina». La vendita avviene in un momento molto delicato delle relazione tra Taipei e Pechino

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 22 agosto 2019

Le vicende di Hong Kong hanno finito per oscurare un «fronte» importante nell’attuale relazione tra Cina e Stati uniti. Si è parlato poco di Taiwan, isola che la Cina considera «ribella» e che fa rientrare all’interno della politica «Una sola Cina» rispettata, almeno a parole, anche dagli Stati uniti.

Il problema è che gli Usa, impegnati in modo formale a difendere militarmente l’isola dove si rifugiarono i nazionalisti cinesi dopo la vittoria di Mao e dei comunisti nel 1949, hanno annunciato la vendita di 66 cacciabombardieri F-16 a Taiwan, a fronte dell’aumento delle spese per la difesa da parte di Taipei.

Si tratta di una provocazione molto grave, che non giova alla questione ancora aperta dei dazi e che soprattutto non tiene conto delle rivendicazioni cinesi su Taiwan, attutite dalla volontà da parte del Pcc di mantenere fede all’impegno – per ora – di non provare un’unificazione grazie all’uso della forza. Ma ovviamente per la Cina quella degli Stati uniti è un’ingerenza difficile da digerire: la scorsa settimana sulle pagine del Quotidiano del popolo un articolo intitolato «Bisognare riunificare la Madrepatria» ricordava proprio la questione ancora aperta di Taiwan.

La scadenza del 2049, il centenario della Repubblica popolare, viene considerato come un termine all’interno del quale potrebbe risolversi anche la questione dell’«isola ribelle». Rimane la sensazione che Trump non sappia di maneggiare un argomento molto delicato: appena eletto chiamò la presidente di Taiwan, un gesto che a Pechino non hanno dimenticato.

Bisogna ricordare, del resto, che questa vicinanza con gli Usa di Taiwan è stata via via complicata dalla forte presenza economica cinese sull’isola, realizzata attraverso un accordo di libero scambio che aveva fiaccato e non poco le istanze più indipendentiste dell’isola.

Alla novità di natura militare va affiancato inoltre un momento già teso tra Pechino e Taipei in vista delle prossime elezioni presidenziali nell’isola di gennaio: a inizio agosto la Cina ha sospeso le autorizzazioni per i viaggi per turismo a Taiwan.

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