A dare la notizia è stato Trump stesso, unendola a un grido d’allarme: «Fughe di notizie illegali dal corrotto ufficio del procuratore di Manhattan indicano che l’ex presidente degli Stati uniti sarà arrestato martedì della prossima settimana. Manifestiamo, riprendiamoci il paese».

Il messaggio è stato postato, tutto in maiuscolo e in terza persona, alle 7.26 di ieri mattina dall’ex presidente sul suo canale di Truth Social, e si riferisce all’inchiesta per il presunto pagamento di 130.000 dollari all’ex pornostar Stormy Daniels, per comprarne il silenzio sulla loro passata relazione.

TRUMP È ACCUSATO di aver pagato Daniels nell’ottobre 2016, per evitare che raccontasse ai giornali della loro breve relazione, consapevole che una rivelazione di quel tipo avrebbe potuto influenzare il risultato delle imminenti elezioni presidenziali.

Più che di relazione si era trattato di un incontro isolato, avvenuto nel 2006 quando il 60enne Donald Trump e la 27enne Stephanie Clifford aka Stormy Daniels si erano incontrati in un resort, a metà strada tra il Nevada e la California. La cosa sarebbe finita lì se nell’ottobre 2016, in piena campagna elettorale, l’ex avvocato di Trump Michael Cohen, non avesse versato alla pornostar 130mila dollari.

Il presunto patto ha retto fino al 2018, quando l’attrice ha rivelato l’accaduto e i modi in cui era stata convinta ad accettare i soldi, che sembrano usciti da un film di Scorsese. Nel racconto che ha fatto degli eventi, Daniels era stata avvicinata in un parcheggio da un uomo che le aveva intimato di «lasciare stare Trump» e di «dimenticare tutta la storia», poi si era chinato sulla figlia della donna e aveva detto: «È una bella bambina, sarebbe un peccato se capitasse qualcosa alla sua mamma».

QUESTA STORIA Daniels l’aveva raccontata in diretta tv durante uno speciale della Cnn che aveva incollato agli schermi milioni di persone, dopodiché la giustizia aveva iniziato a fare il suo corso, nonostante Trump negasse qualsiasi cosa. Ma a testimoniare contro l’ex presidente era arrivato proprio il suo ex avvocato Cohen.

L’inchiesta è condotta dal procuratore di Manhattan, Alvin Bragg, magistrato nominato dai democratici, ma ad anticipare una notizia che, se fosse confermata, sarebbe epocale, non è stato Bragg: la fuga di notizie sembra arrivare da Trump stesso, che sta spargendo la voce per invitare i suoi alla ribellione, facendo ricorso a quel tipo di retorica che con tanto successo aveva usato per incitare all’assalto di Capitol Hill il 6 gennaio 2021.

CHI USA TRUTH come canale social è già in partenza un fedele sostenitore di Trump, e il tycoon ha usato proprio tutti i termini chiave per lanciare una chiamata alle armi: ha affermato di poter essere arrestato senza prove, citato George Soros che starebbe finanziando la procura di Manhattan, parlato di «morte del sogno americano», «anarchici della sinistra radicale che hanno rubato le elezioni e il cuore del nostro Paese», e ricordato che il vero «crimine è l’inflazione: stanno distruggendo il nostro stile di vita».

«Eccoci di nuovo – ha commentato su Twitter lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy – uno scandaloso abuso di potere da parte di un radicale nell’ufficio della procura che lascia liberi criminali violenti e persegue invece una vendetta politica contro Donald Trump».

McCarthy ha poi annunciato di volere chiedere alle commissioni «rilevanti» della Camera di indagare immediatamente per accertare se siano stati «usati fondi federali per sovvertire la nostra democrazia, interferendo nelle elezioni con procedimenti politicamente motivati».

CHIARAMENTE le elezioni a cui si riferisce McCarthy non sono quelle del 2020, per cui Trump è oggetto di più di un’indagine, ma quelle del 2024 a cui Trump si è candidato per diventare il front runner repubblicano. Un suo eventuale arresto sarebbe uno tsunami sulla campagna elettorale.

Per la vicenda di Stormy Daniels l’ex presidente è indagato a New York, ma ora risiede in Florida, e a firmare l’estradizione dovrebbe essere il governatore Ron DeSantis, probabile candidato alle primarie Gop del 2024 e al momento principale rivale del tycoon.

Oltre le parole di Trump, un’accusa del gran giurì di Manhattan sembra probabile, ma la sua tempistica non è ancor chiara. I pubblici ministeri che lavorano per Bragg hanno segnalato che un atto d’accusa contro il tycoon potrebbe essere imminente, ma non hanno detto agli avvocati di Trump quando l’incriminazione sarà ufficializzata, e men che meno un arresto.

INOLTRE c’è da sentire almeno un altro testimone, che potrebbe ritardare il procedimento. Anche se il gran giurì dovesse votare lunedì per incriminare l’ex presidente, sarebbe improbabile arrivare ad un arresto il giorno dopo, data la necessità di organizzare i tempi, il viaggio e tutti gli aspetti logistici.

Per ogni evenienza il legale di Trump Joe Tacopina, ha fatto sapere che comunque, se sarà incriminato, Trump «si consegnerà alle autorità senza creare complicazioni»

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Gli altri processi dell’ex presidente 

Non solo Stormy Daniels : ecco i processi principali che potrebbero risultare in un’incriminazione per Trump:

1. I documenti rubati di Mar-a-Lago: migliaia di file classificati, sequestrati dall’Fbi nella sua villa in Florida. Indaga lo «special counsel» Jack Smith, che potrebbe incriminarlo per spionaggio.
2. 6 gennaio: ha Trump incitato il tentato golpe del 2021? A decidere se accusarlo di insurrezione sarà sempre Smith, nominato dal dipartimento di Giustizia.
3. «Trovami 11.000 voti»: una procuratrice della Georgia dirà a breve se l’ex presidente verrà incriminato per aver tentato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020 nello stato.