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Trump: «Mantengo le promesse» Raid e 600 arresti di «irregolari»

Trump: «Mantengo le promesse» Raid e 600 arresti di «irregolari»La protesta contro il Muslim ban all’aeroporto di Los Angeles – LaPresse

Stati uniti Alla Casa bianca incontro con il premier canadese Trudeau. Mercoledì arriva Netanyahu. Test missilistico di Pyongyang durante l’incontro di Donald con il giapponese Abe

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 14 febbraio 2017

Per Donald Trump comincia una settimana ricca di appuntamenti con i rappresentanti di stati amici: ieri il premier canadese, Justin Trudeau, ha raggiunto Trump a Washington per un incontro su commercio, occupazione, immigrazione e rifugiati, mentre mercoledì è atteso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per impostare un nuovo tono per le relazioni americano-israeliane.

Secondo il settimanale The Hill Times, il governo canadese ha stabilito una sorta di «war room» per consigliare e fornire risposte rapide a qualsiasi decisione di Washington; è la prima volta che il Canada crea un’unità di questo genere ma, come spiega un analista vicino a Trudeau, «quello che stiamo vedendo negli Usa è una situazione senza precedenti».

Il sondaggista canadese Nik Nanos ha specificato che «questo incontro è più su come evitare le trappole che sul combattere grandi battaglie».

Domenica, invece si è concluso l’incontro con il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, durante il quale il nuovo presidente americano si è ritrovato a fronteggiare la sua prima crisi internazionale, creata da un lancio missilistico della Corea del Nord verso il Giappone, incidente che Trump ha affrontato mantenendo un profilo basso limitandosi a esprimere il supporto americano per il Giappone, durante una dichiarazione congiunta.

Ma i veri problemi di Trump rimangono quelli interni; dopo aver detto che «un nuovo ordine esecutivo verrà presentato molto presto», da un momento all’altro Trump potrebbe firmare un nuovo decreto per sostituire il MuslimBan che la corte d’appello si è rifiutata di ripristinare. La settimana scorsa, i funzionari dell’immigrazione federali hanno già arrestato più di 600 persone, cittadini illegali, in almeno 11 Stati.

L’obiettivo dei raid dovrebbe essere quello di arrestare e rimpatriare gli immigrati con la fedina penale sporca, ma a essere colpite in queste ore sono anche molte persone senza precedenti per reati penali; Trump, durante la campagna elettorale, aveva più volte promesso di rimpatriare almeno 3 milioni di illegali irregolari ed evidentemente per raggiungere il risultato, il dipartimento per la sicurezza nazionale deve ampliare la platea delle persone da perseguire, includendo anche quelle con reati minori e, in alcuni casi, persone solo sospettate di attività criminali o illegali.

Trump, domenica mattina presto, aveva proclamato su Twitter che «il giro di vite sui criminali illegali è solo il mantenimento della mia promessa durante la campagna elettorale. Membri di bande, spacciatori e altri sono in corso di rimpatrio».

Le città più colpite dai raid delle autorità nell’ultima settimana sono state Atlanta, Chicago, New York, Los Angeles, tutte città santuario, dove le autorità locali si sono schierate dalla parte dei cittadini illegali.

Nell’area di New York City si parla di 40 persone detenute, ma l’operazione di New York era stata pianificata già una settimana prima, programmata alcune settimane fa, come ha dichiarato in forma anonima al New Yok Times un funzionario della Immigration and Customs Enforcement, ICE.

«Tutte queste persone hanno infranto in qualche modo la legge sull’immigrazione, non stiamo andando nei supermercati Walmart per controllare i documenti, sappiamo chi stiamo andando a cercare».

Questo non basta a fermare le manifestazioni che da quattro settimane continuano e che ora si sono estese anche al Messico dove domenica decine di migliaia di persone sono scesi per le strade e hanno manifestato contro l’intenzione del presidente americano di costruire un muro, invitando il presidente messicano, Enrique Peña Nieto, a manifestare maggiore fermezza verso gli Stati uniti.

Un corteo di 20.000 persone a Città del Messico si è aperto con un immenso striscione con scritto «Il Messico va rispettato, Mister Trump» e i manifestanti hanno invaso il viale principale della capitale, rispondendo in massa all’appello delle organizzazioni sindacali, delle università e delle aziende.

All’interno degli Usa i manifestanti stanno esortando i sindaci che si sono schierati a protezione degli immigrati, a implementare un sistema protettivo. A New York si chiede al sindaco De Blasio di cancellare la «Broken Windows», la legge «tolleranza zero» basata sulla teoria criminologica secondo cui mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati come la deturpazione dei luoghi, il bere in pubblico o l’evasione nel pagamento di parcheggi e mezzi pubblici, contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi. Questa porta ad arrestare anche solo per un biglietto della metro non pagato.

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