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«Trump è una vergogna. Tanti di noi criticano Harris ma è l’unica opzione»

«Trump è una vergogna. Tanti di noi criticano Harris ma è l’unica opzione»Il sindaco di Paterson Andre Sayegh – Giovanna Branca/il manifesto

Elettorale Americana Intervista al sindaco di Paterson (NJ) Andre Sayegh: «Il New Jersey è uno stato blu, Kamala qui non perderà grandi elettori. È uno dei motivi per cui non l’abbiamo mai vista da noi, un’ingiustizia per i cittadini»

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 novembre 2024

«Donald Trump è una vergogna. Un presidente dovrebbe essere fonte d’ispirazione. Guardate, ho John F. Kennedy qui». Il sindaco di Paterson Andre Sayegh, eletto per la prima volta nel 2018, ci mostra una foto di JFK sulla scrivania del suo ufficio. «E ho John F. Kennedy lì. E anche là». L’ex presidente è in effetti ovunque, anche sulla porta del bagno.

Perché leggenda vuole, racconta Sayegh, che subito dopo un rally a Paterson nel 1960, durante la campagna presidenziale – «quando era un giovane senatore», e Sayegh indica la foto incorniciata di quel comizio davanti a quella che è ora la “sua” City Hall – avesse detto subito dopo al sindaco che doveva andare in bagno. «Gli ha offerto quello del suo ufficio. Questo bagno». A intervallare le foto di JFK e l’occasionale Barack Obama, sono le immagini della moglie e i tre figli di Sayegh, nato e cresciuto a Paterson da genitori di origini siriane (la prima ondata migratoria araba nella città, agli inizi del Novecento) e libanesi. Nella città del New Jersey scelta nel 2016 da Jim Jarmusch per scrivere l’elegia della vita e di persone semplici, quella arabo americana è la seconda comunità più popolosa dopo quella latina – Sayegh racconta di aver tenuto una protesta davanti al municipio dopo le affermazioni su Portorico «spazzatura galleggiante» – e il credo politico rigorosamente democratico, benché anche qui la guerra in Medio Oriente abbia creato ferite profonde e incrinato il sostegno, prima scontato, degli arab american.

Poche settimane fa un sondaggio indicava, per la prima volta, una lieve preferenza per Trump fra gli arabo americani. Cosa ne pensa?
È molto preoccupante. Io ho dato il mio endorsement a Kamala Harris perché spero sarà pragmatica. Che si renda conto che abbiamo bisogno di equilibrio quando si parla di Medio Oriente. Che questa situazione, questo infinito ciclo di violenza, non può continuare. Quando le persone non vogliono parlare dell’argomento si nascondono dietro l’affermazione «soluzione a due stati». Ma non dovrebbe essere una frase fatta, quanto una missione: consentirebbe di interrompere lo spargimento di sangue, la perdita di vite israeliane, palestinesi, libanesi.

Quali sono le posizioni della comunità di Paterson?
Ho avuto molte conversazioni con loro. Alcuni pendono più verso Trump, non sentono che Harris si sia espressa a sufficienza sul tema. Vogliono sapere di più. Provo a dirgli che, per noi, lei sarebbe di gran lunga l’opzione migliore, non c’è paragone. Altri voteranno un candidato terzo come Jill Stein, perché la sua piattaforma è «pianeta, pace, persone». Quando dice pace, tutti capiscono cosa intende. Parla spesso di Medio Oriente, è ebrea, per alcuni ha una grande credibilità. Diverse persone a Paterson fanno campagna per lei. Ma il New Jersey è uno stato blu, Harris qui non perderà grandi elettori. Che è anche uno dei motivi per cui non l’abbiamo mai vista da noi, un’ingiustizia per i cittadini. La campagna elettorale ormai si fa solo negli swing state. È in Michigan, infatti, che Stein dovrebbe far preoccupare, se riuscisse a sottrarre abbastanza sostegno a Harris in città come Dearborn, che ha la più vasta comunità arabo americana Usa.

È stato poco saggio da parte di Harris impedire che gli uncommitted facessero un intervento dal palco della convention di Chicago?
Se fossi stato io a consigliarla, le avrei detto di farli parlare. È il mio approccio qui: Paterson è la città più multietnica del New Jersey. Ci sono tante voci, vogliono essere ascoltate. A South Paterson c’è anche una popolosa comunità palestinese, è probabilmente una delle zone più sicure e vibranti della città. Hanno aperto studi medici, uffici legali, parrucchieri, ristoranti. C’è chi voterà Harris, chi Stein. E qualcuno anche Trump. Io però ritengo che Trump sia una vergogna. Non fa che fomentare divisione. Ma per alcuni è parte del suo fascino: c’è chi ama il caos, e lui è il candidato alla presidenza più caotico che gli Usa abbiano mai avuto. Fa leva anche sulla reazione di alcuni alla presidenza Obama, uomini bianchi e arrabbiati convinti di essere stati messi da parte. Trump è un uomo di spettacolo, lo capisce. Sa come sfruttare le paure delle persone, le loro emozioni.

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