Trump: «Datemi il muro e proteggerò i Dreamers»
American Psycho La Casa bianca propone uno scambio per sbloccare lo shutdown e ottenere i fondi necessari
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Dopo averla preannunciata via Twitter, Donald Trump ha fatto l’inusuale mossa di offrire ai democratici, in diretta televisiva, una nuova proposta per porre fine allo Shutdown che dura da quasi un mese.
Inizialmente si era parlato di un indefinito discorso alla nazione previsto per le 15 ora locale in diretta dalla Casa Bianca, slittato poi alle 16, troppo tardi per noi; per tutta la giornata di sabato si sono rincorse illazioni riguardo i contenuti dell’annuncio e in molti, visto che ne ventila la possibilità da settimane, pensavano che il presidente avrebbe dichiarato lo stato di emergenza nazionale al confine con il Messico, in modo da tentare di costruire il muro senza l’approvazione del Congresso.
QUESTA IMPRESSIONE sembrava confermata dal fatto che per tutto il giorno Trump aveva parlato della nuova carovana di migranti centroamericani che, partiti dal Guatemala, stanno attraversando il Messico.
La carovana è anche stata il soggetto di diversi servizi della trasmissione di destra e filo trumpiana «Fox & Friends», che l’ha dipinta come una delle ragioni per costruire il muro. L’annuncio di Trump è stato anticipato da una soffiata arrivata da una fonte anonima vicina al presidente; il funzionario della Casa bianca ha rivelato che con l’annuncio Trump avrebbe messo qualcosa sul tavolo per convincere i democratici a tornare a impegnarsi con i negoziati, visto che le trattative sono in un vicolo cieco da settimane, e lo shutdown dura da 29 giorni.
In cambio della ripresa delle attività governative, se i democratici acconsentissero al finanziamento di 5,7 miliardi di dollari per il muro, Trump si impegnerebbe ad estendere lo status legale di coloro che già sono temporaneamente sotto la protezione degli Stati uniti.
Inoltre, il presidente dovrebbe anche sostenere il Bridge Act, una legge bipartisan che consentirebbe a circa 740.000 Dreamer, giovani americani arrivati illegalmente negli Stati uniti da bambini, di riavere i loro permessi di lavoro e quindi di non venire espulsi dagli Usa per altri tre anni.
Al momento non è chiaro se i democratici accetterebbero un piano che non si basa su negoziati ma che è una proposta unilaterale di «The Donald», e i funzionari della Casa bianca sono pessimisti sul fatto che questo annuncio posa cambiare di molto il corso dei colloqui, per ora in stallo, in quanto i democratici hanno già rifiutato altre volte di discutere le proposte di Trump con lo shutdown in corso, e hanno invece sempre insistito affinché il presidente per prima cosa riprenda le operazioni del governo, per poi impegnarsi – solo successivamente- nei negoziati sulla sicurezza delle frontiere.
QUESTO ANNUNCIO arriva il giorno seguente l’ennesimo terremoto politico causato dalla parziale smentita, da parte del procuratore speciale Robert Mueller che sta indagando sul Russiagate, dell’articolo di BuzzFeed dove si afferma che Trump avrebbe spinto il suo ex avvocato e fixer, Michael Cohen, a mentire al Congresso riguardo i suoi rapporti d’affari con la Russia nel 2015/2016.
SECONDO MUELLER l’articolo sarebbe inesatto e non accurato, e ha dichiarato, tramite il suo portavoce Peter Carr, che «la descrizione fatta da BuzzFeed di specifiche dichiarazioni e la caratterizzazione dei documenti e delle testimonianze ottenute da questo ufficio riguardo all’audizione al Congresso di Cohen, non è precisa». BuzzFeed (e il resto del mondo) si chiedono cosa vi sia di forzato nel pezzo firmato da Anthony Comier e dal premio Pulitzer Jason Leopold;il caporedattore del portale di notizie, Ben Smith, tramite Twitter ha chiesto al team di Mueller di indicare quali passaggi dell’articolo sarebbero da considerarsi inaccurati.
La vicenda ha fatto gongolare Trump a tal punto che il tycoon su Twitter ha scritto che è stato «un giorno triste per il giornalismo. Ma un grande giorno per il Paese».
Ad oggi la storia di BuzzFeed non è chiusa, come non lo è lo shutdown ed il finanziamento per il muro con il Messico.
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