Fuori programma ieri a Hiroshima, durante il bilaterale tra Giorgia Meloni e il premier canadese Justin Trudeau prima dell’avvio del G7. Trudeau si è detto «preoccupato» per «alcune posizioni che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti lgbt». La premier ha risposto negando ogni addebito e sostenendo che il suo governo «sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni» sul tema dei diritti.

Fonti del governo italiano hanno poi definito «sorprendente» l’intervento di Trudeau, su un tema che non era stato inserito nell’agenda del bilaterale. E hanno ribadito che Meloni ha detto al collega canadese che non è cambiato nulla rispetto al recente al passato e che non ci sarebbe «nulla di cui preoccuparsi». «Non abbiamo cambiato nessuna norma e non abbiamo proposto di farlo. Non comprendiamo questa preoccupazione», dice il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli di Fdi. «Trudeau ha detto quelle cose per regolare questioni di politica interna. Forse il primo ministro del Canada conosce poco la politica italiana».

«Meloni farebbe bene a ricordare che al G7 non c’è Orban, non c’è Duda, ci sono i leader del mondo occidentale dove i diritti sono patrimonio comune. Quella fuori posto è solo lei», il duro commento del responsabile diritti del Pd Alessandro Zan.

E Laura Boldrini: «Perchè stupirsi delle preoccupazioni di altri paesi quando la destra ha affossato il ddl Zan? Questo governo oscurantista, che non riconosce i diritti, danneggia l’immagine dell’Italia “in tutto il globo terracqueo”». Sulla stessa linea anche il radicale Riccardo Magi: «Sono imbarazzato: nel 2023 tra i grandi del mondo ancora dobbiamo essere richiamati per i diritti negati alla comunità lgbtqia+: l’Italia è il buco nero d’Europa sui diritti, il governo Meloni ci sta relegando nell’isolamento internazionale». Da Fdi e Fi piovono su giudizi sul premier canadese: «Impreparato, da lui non accettiamo lezioni». E Licia Ronzulli sfiora il ridicolo: «La nostra maggioranza è in prima linea contro l’omotransfobia».