Ogni presidente dell’Inps che si avvicina alla scadenza del mandato cerca di rendersi amico il governo di turno per strappare un rinnovo. Lo fece Tito Boeri con la norma per il taglio delle pensioni d’oro con Luigi Di Maio, ci prova ora Pasquale Tridico col progetto di un fondo complementare Inps che sarebbe gestito finanziariamente da Cassa depositi e prestiti.

Audito dalla commissione Affari sociali e sanità del Senato ieri mattina il presidente dell’Inps, voluto dal M5s, ha tirato fuori il classico coniglio dal cilindro. Mai pronunciatosi a favore della «pensione contributiva di garanzia» per giovani e precari, Tridico ha invece lanciato una proposta alternativa completamente inedita e mai discussa. Un fondo di previdenza complementare pubblico, aperto all’adesione volontaria di tutti, gestito dal punto di vista amministrativo dall’Inps e da quello finanziario da Cdp, per allargare l’integrazione previdenziale a tutti quei soggetti oggi lontani dalla possibilità di aderirvi, giovani e donne in primis.

Si tratta chiaramente di un diversivo rispetto ai veri problemi dell’istituto guidato da Tridico (riduzione del patrimonio, carenze di organico, ritardo nell’erogazione di alcune prestazioni), strampalato e impraticabile – all’Inps e Cdp nessuno ne sapeva niente – che punta a rilanciare la previdenza complementare – cavallo di battaglia della ministra Marina Calderone, storica presidente dei Consulenti del lavoro – con la scusa di affrontare la «bomba sociale» dei prossimi (ma sempre più vicini) anni: le pensioni da fame che avranno i lavoratori precari con la prospettiva certa di arrivarci oltre i 70 anni.

A conferma del fatto che si tratta di una proposta per avvicinarsi al governo e strizzare l’occhio alla destra, arriva anche la sottolineatura finale che, se realizzata, designerebbe un cambio nel Dna dell’Inps. Per Tridico il fondo complementare potrebbe essere addirittura svincolato dal rapporto di lavoro: «Il fondo potrebbe essere considerato un vero e proprio salvadanaio che terzi, genitori o nonni, potrebbero riempire per conto di chi non abbia ancora un lavoro», spiega Tridico.

L’istituto nazionale previdenza sociale in questo modo si trasformerebbe in una specie di banca. Una vera follia. Una sorta di scimmiottamento dei piani previdenziali privati, attuato però dall’istituto pubblico più grande.

Peccato per Tridico, però, nonostante il tentativo ingegnoso, il suo destino sembra segnato: il governo ha chiesto un parere all’Avvocatura dello stato per anticipare di un anno la sua scadenza, silurandolo già ad aprile. Per sostituirlo magari con l’inventore del flop Quota 100 e delle altre “quote” Alberto Brambilla.

Tridico ha invece ragione quando denuncia come «i fondi previdenza privati raccolgono circa 275 miliardi con oltre il 70% delle risorse investite all’estero». Peccato che la soluzione sia richiesta da anni dal presidente del principale fondo pensione italiano – Cometa dei metalmeccanici: 460mila iscritti e 13 milardi di patrimonio – Riccardo Realfonzo: un meccanismo che incentivi gli investimenti nell’economia reale del paese tramite una garanzia statale sui rendimenti a breve termine.