Traversara, tra il fango e lo scontento
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Traversara, tra il fango e lo scontento

Anche se il sole ha ripreso a splendere sopra l’Emilia Romagna, gli strascichi dell’alluvione non possono dirsi risolti. Questa volta, a pagare il prezzo più alto in termini di distruzione […]
Pubblicato 5 giorni faEdizione del 22 settembre 2024
Giuditta PellegriniTRAVERSARA DI BAGNACAVALLO

Anche se il sole ha ripreso a splendere sopra l’Emilia Romagna, gli strascichi dell’alluvione non possono dirsi risolti. Questa volta, a pagare il prezzo più alto in termini di distruzione è la frazione Traversara di Bagnacavallo, nel ravennate, dove giovedì mattina verso le 11.30 l’argine del fiume Lamone ha ceduto in maniera violenta, sventrando alcune delle abitazioni dell’adiacente via Torri.

A maggio del 2023 l’argine aveva retto anche se il fiume aveva tracimato, mentre si era rotto solo 5 km più a sud, all’altezza di Boncellino, questa volta invece ha ceduto, invadendo il paese.

La situazione permane disastrosa e tutta l’area è zona rossa, con numerosi mezzi dei pompieri e la colonna mobile della Protezione civile di Trentino, Lombardia ed Emilia Romagna al lavoro, oltre alle braccia dei volontari dei gruppi autorganizzati, come le Brigate di Solidarietà Attiva, arrivati da diverse città per spalare.

A spiegare gli interventi in atto è Caterina Corzani, vicesindaca di Bagnacavallo: “Abbiamo diviso gli aiuti per zone e stiamo cercando di capire come gestire la viabilità perché abbiamo il cantiere per i ripristini del fiume della Regione e poi il traffico di tutti gli altri mezzi tra cui Hera, i bobcat, i mezzi dei pompieri, per questo stiamo cercando di sgomberare il più possibile la strada”.

Una ruspa getta dei grandi massi per chiudere la falla ancora aperta dell’argine. “Al momento si sta facendo il lavoro di grosso, ma poi andrà fatto bene, così come è stato fatto a Boncellino. Anche se ha avuto danni questa volta, ha tenuto”, spiega ancora Corzani.

Fatima e i suoi due figli adolescenti osservano increduli la propria casa incuneata tra tronchi e detriti, ancora in piedi solo perché di fronte ne aveva un’altra che ha attutito l’impatto con la colonna d’acqua. “Non sappiamo se la sarà ancora agibile” racconta. Sono saliti sul tetto e sono stati salvati dall’elicottero dei pompieri. Così come anche Francesco e Aurelio, due lavoratori di origine calabrese residenti a Traversara, che di fronte alla montagna di fango che hanno tirato via dalla loro casa non esitano a esternare la disillusione nel dover rivivere la stessa situazione di un anno e mezzo fa.

Le situazioni tragicamente simili a quelle della scorsa alluvione sono oggi aggravate dal sentimento di sfiducia che serpeggia tra le persone: “Ci chiediamo che tipo di interventi siano stati fatti sinora, dato che non era escluso che il fiume potesse tornare a tracimare” ci dice Cinzia, abitante di Traversara, mentre accatasta i mobili, ormai da gettare, della sua casa. E’ l’ultima dell’abitato, la più lontana all’argine e l’altra volta si era allagato solo il giardino, ma ora non è stata risparmiata.

“Dopo aver rimesso tutto a posto per la terza volta, non è pensabile che il singolo cittadino debba anche pagare un’assicurazione”, risponde secca alla domanda su cosa pensa della proposta del governo di istituire l’obbligo di una polizza privata sulle abitazioni per danni generati da eventi atmosferici e terremoti. La possibilità è stata ventilata in questi giorni come parte del disegno di legge sulla ricostruzione dal ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci, durante l’Insurance high-level conference dell’Ania.

La nuova finanziaria 2024 prevede infatti, in attesa del decreto attuativo, l’obbligo di contrarre un’assicurazione per danni da catastrofe per le imprese e presto potrebbe essere esteso anche ai privati.

“Non ha nessun senso gettare addosso alle singole persone la responsabilità di eventi simili e sollevare dalle proprie responsabilità le istituzioni” le fa eco Babs Mazzotti, attivista e insegnante, venuto a dare una mano a spalare il fango ai suoi famigliari. “Purtroppo i disagi che c’erano già stati durante la scorsa alluvione erano appena stati riparati e pagati dalle singole persone perché la burocrazia dei ristori ha fatto si che solo pochissime ne abbiano fatto richiesta. C’è la paura che dopo tutti i sacrifici possa accadere di nuovo e personalmente anche che lo scontento, la povertà e l’impossibilità di capire dove ricercare le responsabilità vengano cavalcati dalla propaganda di estrema destra”.

Intanto sono ancora un centinaio gli sfollati del paese, ospiti, dopo un primo concentramento di emergenza presso gli hub della Bassa Romagna, da amici e famigliari.

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