Politica

Tra paracadute e siluri sulle liste è caos azzurro

Tra paracadute e siluri sulle liste è caos azzurroSilvio Berlusconi – Ansa

Forza Italia sulla giostra Lucani in rivolta contro l’arrivo di Casellati al posto di Moles. E neanche lei è contenta

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 21 agosto 2022

L’ultimo giro vertiginoso, a destra, è quello sulla giostra azzurra. Le ore passano, la quadra non si trova, c’è sempre qualche casella che non si riesce a chiudere. I funerali di Nicolò Ghedini, ai quali ha partecipato l’intero gotha azzurro tranne Berlusconi, hanno contribuito a rallentare la marcia ma l’ostacolo principale è la penuria di posti sicuri a disposizione. Il caso fragoroso è quello della Basilicata perché qui, direttamente o indirettamente, sono coinvolti tutti nomi pesantissimi. Il coordinatore regionale Giuseppe Moles, la presidente uscente del Senato Elisabetta Castellati ma anche la capogruppo al Senato Annamaria Bernini e un forzista della vecchia guardia come Dario Bond, vice coordinatore nel Veneto. Insomma un ginepraio.
PIETRA DELLO SCANDALO è il paracadute che ha depositato una scontentissima Casellati nell’uninominale in Basilicata, scippando il seggio sicuro al coordinatore Moles che si ritroverebbe solo capolista con scarse, anzi secondo lui inesistenti, possibilità di essere eletto. La ha presa malissimo e a Tajani lo ha detto senza giri di parole: «Te lo puoi scordare». Ai lucani l’atto d’imperio non va giù e non si fanno imbavagliare. «Ha portato il partito dal 4 al 12,5%. La Basilicata merita rispetto», sbotta il consigliere comunale Bellettieri. Fosse per lei, la seconda cittadina dello Stato porterebbe tutto il rispetto del caso. Lei il seggio sicuro lo voleva nel suo Veneto, e ha martellato a volontà. Ma quel collegio è già assegnato alla presidente dei senatori Bernini, che ha gestito in modo brillante il gruppo a palazzo Madama anche nel difficilissimo frangente della crisi del Conte 2, quando parecchi senatori azzurri erano tentati dalle sirene dei «responsabili».
A CASELLATI AVEVANO offerto il Molise. Ha rifiutato. Ora il caso Basilicata rischia di gonfiarsi oltre misura con riflessi anche nel Veneto dove Bond, forzista della prima ora, si appresta a fare le valige: «Qui lo stato del partito è disastroso. Lo lascerò anche se non ho ancora ufficializzato la decisione». Malessere diffuso si registra anche nel Molise, dove il paracadutista inviso è il presidente della Lazio Claudio Lotito.
Non lascia, nonostante sia stato fatto fuori, Francesco Giro, a mezzadria tra Fi e Lega. Ingoia il boccone amaro con eleganza: «Dopo 25 anni è arrivato anche per me il momento di fare un passo indietro e sostenere i candidati del centrodestra. Ringrazio prima di tutti Berlusconi: gli devo tutto». Quello di Giro non è l’unico nome di rilevo finito al tappeto. Non ci sarà Gabriella Giammanco e traballano di brutta, in lista ma senza alcuna certezza, Debora Bergamini e un dirigente di primissimo piano come Giacomoni.
COMUNQUE VADA a finire il valzer delle candidature l’asso sul quale Berlusconi intende puntare si chiama Silvio. La campagna elettorale anche stavolta la farà lui, candidato nell’uninominale a Monza ma anche capolista in Lombardia, Campania e non è detto che basti. La fidanzata Marta Fascina dovrebbe figurare in posizione sicura nelle stesse liste guidate dal suo Cavaliere mentre è ancora in forse un possibile collegio uninominale, sempre in Lombardia o Campania. Capolista in diverse circoscrizioni sarà infine Tajani, il numero due del partito azzurro. Ai vertici forzisti piace molto l’idea di sfidare Casini mettendo in campo a Bologna Vittorio Sgarbi che però non si sa se accetterebbe di prestarsi al difficilissimo duello.
IN MATERIA DI SFIDE, quella più significativa è vagheggiata da FdI. Giulio Tremonti sarà candidato in un collegio uninominale a Milano. In via della Scrofa sperano che nello stesso collegio corra per la coalizione guidata del Pd il capolista Cottarelli. Di fatto gli elettori sarebbero chiamati a scegliere tra due indirizzi di politica economica opposti. Quello di Giorgia Meloni è il partito che, data la prevista abbondanza di posti, meno di tutti deve preoccuparsi delle fibrillazioni da candidatura. In compenso è già iniziata con largo anticipo la partita sui ministeri. Crosetto, pur non essendo candidato, è in pole position ma già montano malumori in sovrabbondanza. Ultimo quesito, dove si candiderà la leader: ieri sera l’ipotesi più probabile era una rinuncia al sicuro Lazio per correre invece a L’Aquila.

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