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Tra memoria e futuro, il ritorno degli anti-G8: «La lotta non è finita»

Tra memoria e futuro, il ritorno degli anti-G8: «La lotta non è finita»

Anniversari Da oggi a Genova una settimana di iniziative per i 20 anni dal controvertice e dall’uccisione di Carlo Giuliani

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 18 luglio 2021

«Genova 2001 ci parla ancora della necessità della convergenza, della costruzione di un campo di forze per l’alternativa capace di contenere in modo non gerarchico tante e diverse identità, culture, provenienze, generi, generazioni, tematiche. A Genova 2021 vogliamo fare insieme un passo avanti in questa direzione. E crediamo che l’autunno debba vedere una prima grande mobilitazione nazionale di convergenza», scrivono le trenta organizzazioni che hanno promosso una settimana di iniziative di vario genere (assemblee, incontri, tavole rotonde, presentazioni di libri e altri eventi culturali) in occasione del ventennale del G8 nella città ligure.

I promotori – dalla Fiom-Cgil alla Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo, passando per Altreconomia e il Comitato verità e giustizia per Genova – fanno sapere di voler discutere in particolare di due questioni: «Il grave, accelerato e progressivo deterioramento dei diritti umani fondamentali, economici, sociali e culturali e la relazione tra l’uso della forza e delle armi da parte delle forze dell’ordine e la garanzia dell’ordine pubblico costituzionale». «Ci chiederemo se le rivendicazioni del movimento altermondialista del 2001 siano ancora attuali, cosa sia cambiato in questi vent’anni e se i movimenti sociali di oggi si riconoscano» in quello di ieri, proseguono. La gran parte dei giovani che hanno partecipato alle mobilitazioni dei Friday for future non erano neppure nati nel 2001, eppure paiono loro gli eredi più diretti di quella stagione, per le questioni che pongono. Ci saranno loro e ci sarà pure un ministro, quello delle Infrastrutture e mobilità sostenibili Enrico Giovannini, mentre all’epoca il governo Berlusconi era dall’altra parte della barricata, nella zona rossa protetta dalle inferriate e addobbata con limoni finti.

Si torna a Genova, dunque, a vent’anni da quella che il pm Enrico Zucca al processo per le violenze alla scuola Diaz definì come «la più grave violazione di diritti umani in un paese democratico dal dopoguerra» e Amnesty International «una violazione dei diritti umani di dimensioni mai viste nella recente storia europea». Si torna per riavvolgere il nastro della memoria e riportare all’oggi le istanze politiche che quel movimento poneva: la crisi del debito dei Paesi del sud del mondo e il rapporto tra le economie di guerra e i tagli al welfare; la relazione tra crisi climatica, pandemia e giustizia sociale; la disobbedienza civile come strumento di resistenza, opposizione e cambiamento; un modello economico inclusivo, equo, ecologico e democratico; la relazione tra democrazia, media, violenza e partecipazione. Non ultimo, la necessità di poter accertare la verità e garantire la giustizia nei tanti casi di abusi da parte delle forze dell’ordine, nelle strade come nelle carceri. Un’emergenza, quest’ultima, mai risolta, come dimostra il recente caso dei pestaggi nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere.

D’obbligo la tappa a piazza Alimonda, per ricordare Carlo Giuliani. La sua uccisione, alle 17,27 del 20 luglio 2001, fu uno spartiacque per quel movimento, un solco che fu ampliato man mano che passavano le ore dalla repressione nelle strade e dagli arresti indiscriminati, fino ad arrivare all’irruzione notturna nella scuola Diaz quando tutto sembrava ormai concluso e, ancora oltre, alle torture nella caserma dei carabinieri di Bolzaneto.

Compagni, amici e familiari non hanno mai mancato di ricordarlo, in questi vent’anni, nel luogo e all’ora in cui fu centrato da una pallottola che non passava di lì per caso. La piazza, in via informale, da quel giorno è intitolata a quel ragazzo di appena 23 anni morto per aver contestato i Grandi della Terra.

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