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Torna l’Antimafia nel decreto Genova

Torna l’Antimafia nel decreto GenovaIl ponte Morandi a Genova – Lapresse

Ponte Morandi Maggioranza costretta a smentire il ministro Toninelli, secondo il quale non c'era bisogno dei vincoli del codice richiesti da Cantone perché il governo si controllava da solo. Ma per una deroga che salta ne arriva subito un'altra

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 24 ottobre 2018

«Fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice antimafia». Questa poche parole, aggiunte con un emendamento dei relatori all’articolo 1 del decreto Genova, accolgono con due settimane di ritardo il suggerimento del presidente dell’Anac Cantone. Per tutto questo tempo la maggioranza aveva spiegato che no, la correzione non era necessaria. Perché «il governo sarà il primo controllore e garante» (di se stesso), come aveva perentoriamente affermato… il ministro Toninelli.
Invece ieri, nell’ultimo giorno di lavoro delle due commissioni ottava e nona alla camera (da questa mattina il testo è all’esame dell’aula di Montecitorio), è arrivato il dietrofront. Nascosto con un escamotage tecnico: la richiesta di recuperare il codice antimafia è stata avanzata ufficialmente (con i voti della stessa maggioranza) da parte della prima commissione. «Non è un emendamento che risponde alla nostra volontà politica, ci è stato chiesto», ha detto il relatore leghista Di Muro. Del resto fino a ieri Lega e 5 Stelle, coerenti alla prima impostazione, avevano bocciato gli emendamenti delle opposizioni che volevano appunto aggiungere il vincolo del codice antimafia ai super poteri del commissario per la ricostruzione.
Prima dell’emendamento approvato ieri, il sindaco-commissario Bucci avrebbe operato «in deroga a ogni disposizione di legge diversa da quella penale». Una situazione pericolosa, secondo per il presidente dell’autorità Anticorruzione, visto che «vi sono molte attività connesse alla ricostruzione in cui le imprese mafiose detengono un indiscutibile know-how», prima fra tutte il movimento terra. Ed ecco allora rientrare dalla finestra l’obbligo per le imprese appaltatrici di passare per il vaglio della prefettura, al rischio di essere bloccate nel caso di potenziale inquinamento mafioso. Le procedure in questi casi non sono mai veloci, ed ecco che Lega e 5 Stelle che hanno l’ansia di recuperare il tempo perduto – il decreto «urgentissimo» sarà convertito tre mesi dopo il crollo del ponte – nello stesso emendamento hanno inserito un’accelerazione alle norme che regolano la concessione dei visti antimafia. Solo per Genova il ministero introdurrà «speciali misure amministrative di semplificazione per il rilascio della documentazione antimafia». Per togliere una deroga ce ne vuole un’altra.

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