«Erano più o meno le 5, i soldati hanno sfondato la porta di casa e tra urla e minacce hanno preso e portato via Khalida». Questo il racconto di Ghassan Jarrar, marito della parlamentare palestinese e leader femminista Khalida Jarrar del Fronte popolare (Fplp, la sinistra marxista palestinese) arrestata nel corso della notte assieme ad altri membri del suo partito. Si tratta dell’ennesima detenzione per la deputata, in passato imprigionata non poche volte senza processo.

Nel marzo 2021, un tribunale militare l’aveva accusata di «appartenenza a un’organizzazione illegale». Pochi mesi dopo non fu autorizzata dai giudici neppure a partecipare ai funerali della figlia Suha, morta a 31 anni per un infarto. Il Fronte popolare ha confermato gli arresti aggiungendo che «non spezzeranno la volontà del nostro popolo». Nelle stesse ore, a Sheikh Radwan (Gaza City) l’esercito israeliano ha assassinato Ahmed Madhoun, membro del comitato centrale del Pflp.

ED ERANO IN CENTINAIA ieri a seguire le salme portate in spalla da parenti e amici di Ibrahim Al Titi, 31 anni, e Ahmed Yaghi, 17, uccisi nell’assalto lanciato nella notte tra lunedì e martedì dall’esercito israeliano nel campo profughi di Al Fawar, a sud di Hebron. Il corteo funebre ha percorso le strade del campo fino al cimitero dove Al Titi e Yaghi sono stati sepolti tra gli slogan contro l’occupazione militare israeliana. Scene abituali nei campi profughi della Cisgiordania, teatro principale delle incursioni dei reparti speciali di esercito e polizia che dal 7 ottobre, persino più che in passato, entrano ed escono dei centri abitati palestinesi in quelle che Israele descrive come «operazioni finalizzate ad arrestare sospetti terroristi» e a garantire «la sicurezza dei cittadini israeliani». Ieri era in corso uno di questi raid anche nel campo di Nur Shamas, alle porte di Tulkarem.

Il bilancio in vite umane – spesso ragazzini – delle incursioni cresce con il passare dei giorni, in particolare nel campo di Jenin dove, in particolare dal 7 ottobre, sono decine i palestinesi uccisi: non solo combattenti armati, anche civili. Secondo il ministero della Sanità, più di trecento palestinesi in Cisgiordania sono stati uccisi dall’esercito e da coloni israeliani dallo scoppio della guerra a Gaza seguita all’attacco di Hamas nel sud di Israele. Tel Aviv ha inoltre lanciato una massiccia campagna di arresti in Cisgiordania. Sono circa 5mila i palestinesi detenuti dopo il 7 ottobre scorso. Ieri i militari hanno arrestato al posto di blocco di Awarta due palestinesi, Yahya Zubaidi e Nidal Nenghiyeh, scarcerati da poco. Fonti cisgiordane riferiscono che l’esercito sta rafforzando le posizioni e allestendo altri posti di blocco da nord a sud del territorio occupato.

IL FATTO CHE a occuparsi della «sicurezza» degli insediamenti coloniali siano in buona parte gli stessi coloni, inquadrati in una sorta di forza paramilitare dopo il 7 ottobre, ha permesso all’esercito di impiegare altre centinaia di soldati sulle strade della Cisgiordania per perquisizioni delle auto palestinesi e controlli che spesso si concludono con arresti.