Visioni

«The Meatseller», a sedici anni la scoperta del lato oscuro del mondo

«The Meatseller», a sedici anni  la scoperta del lato oscuro del mondo

Venezia 80 Il cortometraggio di Margherita Giusti nella sezione Orizzonti

Pubblicato circa un anno faEdizione del 31 agosto 2023

È difficile raccontare il proprio passato quando a sedici anni hai già scoperto il lato oscuro del mondo, quando compiere quello sforzo di memoria significa riportare indietro il corpo e la mente a qualcosa che si dovrebbe dimenticare per continuare a essere nel presente e nel futuro. Selinna Ajamikoko è una ragazza nigeriana. Suo padre è morto quando aveva otto anni. E alla stessa età ha imparato a impugnare un coltello e a tagliare la carne per diventare una macellaia come sua madre. A quindici anni, però, ha compreso quanto ampi fossero i confini del mattatoio nel quale viviamo, anche se qualcuno fa finta di non saperlo. Selinna ha salutato sua madre ed è partita raggiungendo Benin City. E poi di nuovo in viaggio verso Agadez nel Niger, Sabha in Libia dove è rimasta più di un anno tra gli orrori di un pianeta nel quale vige la ferrea legge del più forte e, soprattutto, dove i più deboli sono costretti alla nuda sopravvivenza. Infine l’Italia.

PRODOTTO da Luca Guadagnino, The Meatseller di Margherita Giusti è uno dei due film italiani in concorso a Orizzonti nella sezione dedicata ai cortometraggi. Un’animazione suggestiva pur con dei tratti leggeri, talvolta spettrali. Parallelamente ai disegni, ascoltiamo la voce di Selinna che dona la propria testimonianza, la propria storia, col dolore che può comportare quella narrazione.

Anime solitarie in «Welcome to Paradise» di Leonardo Di Costanzo

Anche in questo caso, però, la voce è leggera, sta alla nostra recezione e riflessione percepire il peso di quelle parole. Dal deserto disegnato da Giusti alla riva del fiume di Leonardo Di Costanzo, la distanza è cinematograficamente breve. È quella che passa da un programma di corti a un altro. ll regista de L’intervallo, L’intrusa e Ariaferma, e di numerosi documentari, ha «donato» alla Mostra, fuori concorso, un piccolo lavoro realizzato con la Fondazione Fare Cinema.
Welcome to Paradise, questo il titolo del corto, è dunque il prodotto di un gruppo di filmmaker con molte esperienze alle spalle e di giovani che stanno seguendo un percorso formativo basato, appunto, sul «fare cinema».

NADIA HA QUINDICI ANNI, vive nei pressi di un fiume, sembra apparentemente un’anima solitaria che ha preso congedo dal mondo. Con la sua benda all’occhio è simile a un pirata ma senza navi da assaltare. Forse, si tiene lontana dal caos, anche se poi il mondo nella forma di Fausto, un ragazzo poco più grande di lei, irrompe sulla scena e destabilizza quel fragile equilibrio costruito tra corsi d’acqua e piccoli animali. Fausto è stato rinchiuso in un capanno da alcuni suoi coetanei, accusato di essere un ladro. E così, separati da una sottile parete, Nadia e il nuovo arrivato iniziano a studiarsi, a dialogare, a interrogarsi l’un l’altra, quasi a suggerire che in un altro universo, ci si può ancora trovare.
Un altro luogo solitario, seppur minato, è quello nel quale trovano rifugio i due giovani amanti del secondo corto italiano in concorso, Dive di Aldo Iuliano. Sulla riva del mare, i due possiedono coraggio e incoscienza per ridere, ballare, desiderarsi. Basterà per una vita diversa?

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