Pace. Mai come in questo momento penso che la parola sia priva di significato o che sia difficile riempirla di contenuti, anzi sia sinonimo di impotenza. La decisione della Fiera di Francoforte di sospendere (fino alla fine della guerra?!) il premio all’autrice palestinese Adania Shibli denuncia l’incapacità o la non volontà dell’Europa di valorizzare gli intellettuali che potrebbero favorire un processo di riconoscimento culturale reciproco nei campi avversi.

SOTTOVALUTARE o cancellare l’espressione culturale più avanzata – rappresentata peraltro da una scrittrice donna – la sola in grado di contrastare il fondamentalismo islamico basato su un sistema patriarcale, evidenzia la miopia del mondo occidentale. Far pagare a tutti i palestinesi le colpe di Hamas favorirà solo l’estremismo. La decisione della Fiera di Francoforte è però corroborata da una informazione che non è interessata ad approfondire le contraddizioni in un mondo complesso come è il Medio Oriente.
Semplificare la realtà tra buoni e cattivi, tra israeliani e palestinesi, tra Putin e Zelensky senza permettere di non essere d’accordo né con gli uni né con gli altri, rappresenta la fine del pensiero critico e perfino della stessa credibilità di chi pretende di fare informazione.

In questo quadro oscuro quali sono le priorità per i pacifisti? Salvare il popolo di Gaza da una nuova Nakba (gli abitanti della striscia sono già in gran parte famiglie di palestinesi cacciati dalle loro case dagli israeliani nel 1948) che gli garantirebbe lo stato di profugo per sempre?

La redazione consiglia:
«Un clima di repressione in Europa» dalle università alle piazze

E POI DOVE POSSONO andare per sfuggire ai bombardamenti israeliani? Israele invita i palestinesi a fuggire verso il sud della striscia, un milione di persone dovrebbero ammassarsi al sud in un territorio che vanta già il record mondiale di densità abitativa di 4000 abitanti per km quadrato. È purtroppo vero che senza acqua, cibo, elettricità, medicine e sotto le bombe questo popolo sarà decimato se la comunità internazionale non interverrà per evitare una crisi umanitaria dalle dimensioni inimmaginabili. L’Egitto ha bloccato la frontiera di Rafah finché Israele non permetterà l’entrata nella striscia di aiuti umanitari. Ora pare che la situazione si sia parzialmente sbloccata per gli aiuti, ma potranno uscire solo stranieri e palestinesi con passaporto americano.
Israele – dopo il fallimento nella protezione dei propri cittadini massacrati da Hamas la notte del 7 ottobre – ha scatenato tutta la propria potenza di fuoco. Gli occidentali chiedono, ipocritamente, una reazione «proporzionata», proporzionata a che cosa? C’è chi parla solo di liberare gli ostaggi, quelli italiani per il nostro ministro degli esteri Tajani!

La redazione consiglia:
Judith Butler: «Solo una democrazia radicale può porre fine alla violenza in Medio Oriente»

IN UNA GUERRA NON esistono misure proporzionate, secondo le convenzioni internazionali dovrebbero essere protetti i civili, ma nelle guerre recenti il 90 per cento delle vittime sono civili. Anche Hamas ha ucciso tanti civili israeliani come non era mai successo, ma il terrorismo agisce al di fuori di ogni concezione umana ed esibisce le vittime senza ritegno.

Quella in corso è una guerra? Sicuramente asimmetrica, di un esercito contro un gruppo terrorista. C’è chi rispolvera l’analisi di Huntington per definirla uno scontro di civiltà, caso mai di inciviltà.

MA SE SI VUOLE fermare la guerra chi deve trattare e con chi? Si moltiplicano i tour diplomatici nel Medio Oriente di esponenti di governi occidentali, dall’Egitto al Qatar fino all’Arabia saudita, nessuno prende davvero in considerazione i palestinesi.
Ora, se ritenessimo Hamas l’unico interlocutore “politico” nella Striscia – peraltro Israele ha favorito la nascita e la crescita di Hamas in funzione anti-Autorità nazionale palestinese – vorrebbe dire condannare i palestinesi di Gaza a essere succubi di una forza religiosa integralista e terrorista che vuole condannarli al «martirio» e per questo cerca di impedire loro di spostarsi. L’altro gruppo in azione a Gaza è il Jihad islami che non è certo meglio di Hamas.

Netanyahu aveva sguarnito il fronte sud – dove Hamas ha attaccato – per concentrare i militari a protezione dei coloni nella Cisgiordania e continua a distribuire armi agli occupanti delle colonie rendendo sempre più vacua la presenza dell’Anp e sicuramente senza nessuna legittimità per rappresentare il popolo palestinese.

E ALLORA CON CHI si può trattare una soluzione al conflitto, che dura da 75 anni, dopo che gli osannati accordi di Oslo hanno fallito l’obiettivo? Con l’Egitto, che ha mediato diverse volte tra i gruppi palestinesi a quanto pare senza grande efficacia, con il Qatar finanziatore di Hamas e di tutte le sue organizzazioni umanitarie – moschee, scuole, etc. – che oltre ad aiuti diffondono l’ideologia dei Fratelli musulmani?

L’unica bandiera che possiamo sventolare in questo momento è quella della Palestina rappresentata da Adania Shibli, ben sapendo che è impotente quanto quella della pace.