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Tel Aviv: «dimissioni del capo dell’Unrwa». A rischio chiusura

Tel Aviv: «dimissioni del capo dell’Unrwa». A rischio chiusuraUna scuola dell'Unrwa a Gaza usata come rifugio – Ap

Gaza Israele insiste nell'attacco all'agenzia dell'Onu per i profughi palestinesi. Israel Katz annulla l'incontro con il commissario generale dell'Unrwa e lancia nuove accuse

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 30 gennaio 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

Non si arresta l’escalation contro l’Unrwa cominciata venerdì sera e che ha messo in ombra la decisione con la quale, poche ore prima, i giudici internazionali riuniti all’Aja avevano dichiarato «plausibile» l’accusa di «atti di genocidio» a Gaza rivolta dal Sudafrica a Israele. «Dossier» fatti arrivare a mezzi d’informazione dall’intelligence israeliana e statunitense, dipingono l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi non come una organizzazione che, soprattutto a Gaza in questi mesi, svolge una attività essenziale per l’assistenza ai civili, bensì come una sorta di struttura logistica di Hamas e un serbatoio di miliziani per le attività armate del movimento islamico.

Sul banco degli imputati non ci sono i 12 degli oltre 13.000 dipendenti dell’Unrwa che, secondo i servizi israeliani, hanno o avrebbero preso parte all’attacco di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele (1200 morti). Sotto accusa è tutta l’agenzia per i profughi: Israele vuole che lasci Gaza e venga chiusa. Ieri in poche ore si è appreso prima dal Wall Street Journal, che cita l’intelligence americana, che il 10% del personale dell’Unrwa farebbe parte di Hamas. Quindi la Reuters ha riferito di un dossier israeliano in cui si afferma che circa 190 dipendenti dell’Unrwa, compresi alcuni insegnanti, sarebbero militanti di Hamas o del Jihad islami. Il dossier riferisce che uno degli 12 accusati, un consulente scolastico, avrebbe aiutato suo figlio a rapire una donna. Un altro, un assistente sociale, è accusato di un non meglio specificato coinvolgimento nel trasferimento a Gaza del cadavere di un soldato israeliano ucciso. Un terzo dipendente è accusato di aver preso parte all’attacco al kibbutz di Beeri. Due dei presunti agenti di Hamas sarebbero stati uccisi dalle forze armate israeliane.

Israele dice che i 190 menzionati nel dossier erano «combattenti incalliti, assassini» che usavano le Nazioni unite per i loro scopi. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha perciò intimato al commissario generale dell’Unrwa Philippe Lazzarini di dimettersi e ha annullato l’incontro previsto domani tra membri del suo staff e il capo dell’agenzia dell’Onu. Ieri abbiamo provato a raggiungere senza successo Juliette Touma, la portavoce dell’Unrwa a Gerusalemme. I funzionari dell’agenzia non parlano delle indagini avviate dopo la denuncia israeliana che ha portato una dozzina di paesi, tra i primi l’Italia, a sospendere i finanziamenti per l’assistenza ai profughi palestinesi. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, ha promesso di ritenere responsabile qualsiasi dipendente coinvolto in atti «abominevoli» e oggi incontrerà a New York i rappresentanti dei principali paesi donatori sperando di persuaderli a non tagliare i fondi all’Unrwa che assiste circa 6 milioni di palestinesi, principalmente nell’istruzione e nella sanità – nelle emergenze distribuisce anche aiuti alimentari – a Gaza, in Cisgiordania, in Libano, Siria e Giordania. Ieri un portavoce ha avvertito che le operazioni dell’Unrwa a Gaza e in tutta la regione non potranno proseguire oltre la fine di febbraio se i finanziamenti non saranno ripresi. Venti Ong internazionali ieri si sono schierate a favore dell’agenzia e chiesto ai paesi donatori di continuare a donare all’Unrwa in un momento tanto delicato per milioni di rifugiati palestinesi.

I palestinesi accusano Israele di aver presentato «accuse false» per infangare l’Unrwa e imporne la chiusura, poiché la sua esistenza ricorda al mondo la questione dei profughi palestinesi, abbandonati da decenni in campi profughi in attesa della realizzazione del «diritto al ritorno» nella loro terra d’origine previsto dalla risoluzione 194 dell’Onu, ma respinto da Israele. Il primo ministro dell’Autorità Nazionale (Anp) Mohammad Shtayyeh accusa Israele di un «attacco politico premeditato» contro l’agenzia. I palestinesi chiedono che i riflettori tornino sull’offensiva militare israeliana che a Gaza ieri, secondo i dati del ministero della sanità, ha fatto 215 morti, portando il totale delle vittime dal 7 ottobre a 26.637. E sulla Cisgiordania dove le ultime incursioni militari israeliane nei centri abitati palestinesi hanno fatto nelle ultime ore altri cinque morti, tra cui un 14enne.

Non si arresta intanto l’offensiva israeliana a Khan Yunis, di nuovo bombardata dall’aviazione che ha preso di mira alcuni quartieri di Gaza City facendo numerosi morti e feriti, anche nei pressi dell’ospedale Shifa. Tra le persone uccise ci sono due giornalisti palestinesi, Essam El-Lulu e Hussein Attalah.  Dal vertice di Parigi con il direttore della Cia William Burns, il primo ministro del Qatar Mohammed al Thani ed i capi dell’intelligence di Israele ed Egitto, arrivano segnali contrastanti. Washington fa sapere che sono stati fatti progressi importanti, mentre in Israele dicono che le differenze con Hamas restano ampie rispetto ad una intesa che dovrebbe portare a un cessate il fuoco di due mesi e alla liberazione di ostaggi israeliani a Gaza e di prigionieri politici palestinesi in carcere in Israele.

 

 

 

 

 

 

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