L’annunciata risposta di Israele al lancio di 34 missili katyusha partiti dal sud del Libano giovedì pomeriggio non si è fatta attendere. Alle quatto, prima dell’alba di ieri, l’aviazione israeliana ha effettuato un raid sulla zona di Rashidieh che ospita un campo palestinese, nei pressi di Tiro, sud del Libano.

Israele ha dichiarato di aver colpito tre «infrastrutture» di Hamas, ritenuto responsabile del lancio dei razzi, 25 dei quali intercettati dallo scudo Iron Dome e almeno quattro caduti sulle zone di Shlomi e Moshav Betzet nel nord di Israele, che non hanno provocato vittime né feriti, al pari del contrattacco israeliano. Nessuna rivendicazione da parte di Hamas, né di altri.

ISRAELE  ha rafforzato la presenza al confine per «prepararsi a ogni scenario», ha detto Avichay Adraee, portavoce della difesa, aggiungendo che «è responsabilità del governo libanese tutto ciò che accade sul suo territorio». Il ministro della difesa libanese Slim ha parlato ieri di «minaccia diretta» e ha detto, in risposta, che «l’esercito è e resterà garante della più alta collaborazione possibile con Unifil e prenderà tutte le misure necessarie a ristabilire la sicurezza e la calma a sud. Si tiene anche pronto a fronteggiare qualunque aggressione».

Alle 19 di ieri, Israele ha annunciato di aver abbattuto un drone proveniente dal Libano. L’esercito libanese ha invece disinnescato un lanciarazzi trovato al confine, vicino Marjaayoun che conteneva alcuni missili.

Il generale maggiore Lázaro, a capo della missione dell’Onu, Unifil, è in contatto con le autorità su entrambi i lati della Linea blu, la zona cuscinetto che separa i due paesi: «Entrambe le parti – dice la nota ufficiale – hanno detto di non volere la guerra. Le azioni di questi giorni sono pericolose e il rischio di escalation è serio». Libano e Israele a novembre hanno firmato un accordo storico mediato dagli Usa per lo sfruttamento delle risorse di gas a largo delle loro coste, ospitato proprio da Unifil.

MENTRE  manifestazioni in supporto della Palestina si tenevano a Beirut e nel sud alla fine della preghiera del tramonto, particolarmente sentita nel mese di Ramadan, Hezbollah tramite la seconda carica del partito Qassem fa sapere che «tutto l’asse della resistenza resta vigile». Il Partito di Dio si era detto da subito estraneo all’attacco e anche Israele ne aveva esclusa una diretta partecipazione. È comunque inverosimile che Hezbollah non fosse a conoscenza del lancio di razzi, partiti da una zona su cui ha il totale controllo.

È la prima volta dall’aprile 2022 (in una situazione per molti aspetti simile a quella di oggi) che Israele conferma di aver attaccato il territorio libanese. Ed è certamente il momento di tensione più alto dopo la guerra del Tammuz del 2006 fra Israele e Hezbollah.
Il portavoce del ministro degli esteri francese Delmas ha fatto appello alla calma e ha marcato «l’attaccamento (francese) indissolubile alla sicurezza di Israele e alla stabilità e alla sovranità del Libano».

ANCHE il segretario degli esteri Cleverly del Regno unito ha invitato tutte le parti a ridurre la tensione. L’Egitto, intanto, media tra Hamas e Israele. Il ministro della difesa italiano Crosetto, in visita ufficiale in Libano, ha affermato nell’incontro con l’omologo libanese che l’Italia è «pronta a cooperare e ad aiutare l’esercito e i servizi di sicurezza».

L’Iran ha fortemente condannato «l’attacco a obiettivi civili nella Striscia di Gaza e nel sud del Libano» da parte di Israele, come pure la Turchia. L’allarme sembra al momento rientrato, ma tensione e preoccupazione restano alte.