A grande maggioranza, l’assemblea generale dei lavoratori del Teatro alla Scala di Milano ha ieri confermato lo sciopero indetto per questo sabato e ha dato mandato ai sindacati per proclamarne un altro a dicembre. A preoccupare sono le dichiarazioni di Giuseppe Sala, presidente della Fondazione, nelle quali ha preannunciato che «il Comune di Milano proporrà una riduzione del contributo per il prossimo anno, perlomeno a livello di bilancio preventivo». Le difficoltà evocate dal sindaco, che come soluzione indica la ricerca di maggiori investimenti privati, sono legate all’incognita sui fondi che stanzierà il governo e all’impatto che avrà l’aumento delle spese per l’elettricità e le materie prime.

UNA DOCCIA FREDDA per i lavoratori e in particolare per la trattativa per il rinnovo dei contratti per il periodo 2023-2025. Le richieste in merito ai compensi – ha spiegato Paolo Puglisi della Cgil – sono di adeguamenti nell’ordine del 3-4% rispetto al 12% di inflazione. La «drastica e improvvisa diminuzione dei contributi territoriali pubblici», come l’hanno definita nel comunicato congiunto Cgil, Cisl, Uil e Fials includendo anche i tagli già operati dalla Regione Lombardia, ha spinto a confermare lo sciopero per il 26 novembre, quando è prevista una prova d’insieme di Boris Godunov – l’opera che inaugurerà la stagione il prossimo 7 dicembre, alla presenza del Capo dello Stato e della presidente della commissione Ue Ursula von der Leyer – e ad evocare un altro sciopero in concomitanza di una recita successiva alla prima. Mobilitazione quest’ultima che potrebbe essere allargata alle altre realtà culturali di Milano in sofferenza per i tagli di Comune e Regione.