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Tanti soldi, tante armi. I dubbi degli Stati uniti arrivano alla Camera

Tanti soldi, tante armi. I dubbi degli Stati uniti arrivano alla CameraBatteria di artiglieria ucraina in azione nel Donetsk – Epa/Oleg Petrasyuk

Il limite ignoto Crepe nel sostegno bipartisan all’Ucraina, repubblicani e dem di sinistra chiedono spiegazioni alla Difesa: «Fino a quando?»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 2 marzo 2023

Mentre la guerra in Ucraina entra nel suo secondo anno, al Congresso Usa aumentano le preoccupazioni per il sostegno a Kiev e cala il consenso bipartisan sull’intervento americano. I repubblicani, che ora hanno il controllo della Camera, stanno esaminando anche le virgole degli oltre 112 miliardi di dollari stanziati in aiuti militari ed economici che erano stati approvati quando al Congresso la maggioranza era controllata dai democratici. Durante un’udienza del Comitato per le forze armate della Camera, per la prima volta gli alti funzionari del Pentagono sono comparsi davanti al Congresso e hanno dovuto faticare per avere supporto.

LO SCOPO DELL’UDIENZA era quello di discutere le misure di responsabilità e monitoraggio implementate per garantire che le armi di fabbricazione americana vengano utilizzate dagli ucraini come previsto dagli accordi, ma in breve tempo è stato chiaro che il tono del Congresso era cambiato rispetto a qualche mese fa. I funzionari del Pentagono hanno rassicurato riguardo l’uso delle armi inviate, soprattutto sul fatto che non vengano contrabbandate al mercato nero, cercando di sgombrare il campo da quella che è una delle principali preoccupazioni dei repubblicani, ma il sottosegretario alla difesa Colin Kahl ha capito che il sostegno sta venendo a mancare non solo da parte del Gop ma anche tra le file dei democratici. «Alla fine di tutto questo, che cosa c’è?», ha chiesto il democratico californiano Ro Khanna.

L’UDIENZA ha evidenziato che, nonostante la maggioranza del Congresso continui a sostenere l’Ucraina in modo bipartisan, si sta formando una determinata minoranza che comprende i repubblicani di destra, che sono contro il coinvolgimento degli Stati Uniti nei conflitti stranieri, e i democratici liberal dell’ala più a sinistra contrari a ogni tipo di guerra. La preoccupazione del Pentagono è che questa maggioranza di consenso che ancora esiste al Congresso possa indebolirsi col tempo se la guerra dovesse continuare a trascinarsi.

ANCHE FRA CHI continua ad appoggiare l’intervento Usa in Ucraina iniziamo a serpeggiare preoccupazioni per l’alto costo dell’invio di armi a Kiev e questo potrebbe rendere più difficile per l’amministrazione Biden ottenere l’approvazione del Congresso su i fondi da stanziare per l’assistenza militare.
Il prezzo della guerra ha spinto il Congresso a chiedere una serie di delucidazioni e supervisioni su come viene speso il denaro Usa, e alcuni di questi dettagli sono stati forniti ai legislatori, ma poche di queste rassicurazioni che arrivano dal Pentagono sono arrivate al pubblico, e intanto la base democratica è molto cambiata nel così degli anni, e si avvicina più a quell’area di sinistra che si mostra insofferente all’intervento.

«COME STATI UNITI siamo gli esperti mondiali di conflitti ventennali», dice Simon 53enne newyorchese, attivista di Peace in Ukraine, gruppo pacifista che sta organizzando una serie di manifestazioni a Washington per il 18 e 19 marzo con il fine di chiedere al Congresso più sforzi diplomatici e meno impegno militare in Ucraina. «Non ci è bastato il Vietnam, e poi l’Iraq, l’Afghanistan, ora il conflitto in Ucraina sembra destinato a seguire le stesse sorti. Continuando ad armare l’Ucraina il massimo che si otterrà sarà condannare quel piccolo paese a confrontarsi muscolarmente col gigante russo per anni. Non c’è possibilità che l’Ucraina vinca questa guerra, può solo resistere in una situazione di stallo. Quello che chiediamo è di intensificare degli sforzi diplomatici seri che sembrano languire, o essere del tutto scomparsi, anche nella retorica con cui si affronta questo immenso problema, mentre le espressioni belligeranti la fanno da padrone».

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