Tanta gioia, zero dissenso: i dem ci credono
Elettorale americana Alla convention, organizzata malissimo, i disservizi non frenano l’entusiasmo. E chi chiede conto delle armi a Israele viene oscurato
Elettorale americana Alla convention, organizzata malissimo, i disservizi non frenano l’entusiasmo. E chi chiede conto delle armi a Israele viene oscurato
Joy, è la parola chiave di questa convention democratica. A cominciare a parlare di gioia è stato il candidato vicepresidente Tim Walz che ha aperto il suo primo comizio ringraziando Kamala Harris per aver riportato la gioia nel partito. E questa contentezza diffusa è palpabile in una convention dove non funziona nulla, gestita malissimo e la cui disorganizzazione ha provocato un’ora di ritardo sul programma della prima serata: Joe Biden è finito a fare il suo discorso di addio quando nella East Coast era mezzanotte.
MA TUTTI sorridevano, applaudivano e si commuovevano. Lo stesso durante le code infinite che si formano perché decine di migliaia di persone vengono fatte entrare, una alla volta, da un’unica entrata: in queste file eterne serpeggia un’allegria da miracolo annunciato.
«Vi immaginate se fossimo in fila circondati da repubblicani?», dice una signora facendo scattare risate e applausi fra le persone in coda da 40 minuti. Un approccio positivo che si estende anche alla polizia che ha chiaramente ricevuto l’ordine dall’alto: a Chicago niente deve interrompere questa atmosfera idilliaca.
Nelle navette che trasportano i delegati e i giornalisti alla convention, rimaste imbottigliate e bloccate per tempi lunghissimi, i poliziotti più che fare i tutori dell’ordine hanno intrattenuto i passeggeri che hanno reagito scherzando e sorridendo, inscalfibili.
ANCHE LA SCARSITÀ di ascensori all’interno dell’arena (due, e scale mobili che salgono ma nessuna che scenda) non incupisce nessuno. Il popolo della convention solidarizza e scherza con il personale addetto agli ascensori. Ogni voce di dissenso viene sommersa di apparente positività: quando, durante il discorso di Biden, un paio di persone ha iniziato a gridare «Hai venduto armi a Israele», tutte le altre attorno hanno iniziato a gridare ancora più forte, sovrastandole con «We love you Joe», ti amiamo Joe. Visto che i due non smettevano di gridare, poco dopo le luci su di loro si sono spente.
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Il podcast sulle elezioni presidenziali americaneQUESTO È il simbolo di ciò che si vede a Chicago e che ha portato alla standing ovation sia per Alexandria Ocasio-Cortez che per Hillary Clinton, due politiche agli antipodi, che hanno parlato una dopo l’altra, entrambe accolte e interrotte da lunghi applausi. Una ha ricordato che Trump «è pronto a vendere gli Stati uniti per un dollaro» se gli servisse a salvare se stesso e i suoi amici miliardari, l’altra ha parlato di un futuro che è finalmente arrivato, «è qui, dall’altra parte di questo soffitto di cristallo c’è Kamala Harris che presta giuramento come quarantasettesima presidente degli Stati uniti. Quando una barriera cade per una di noi, cade per tutte noi». Anche i leader di sei dei più grandi sindacati del paese sono intervenuti, per lo più per parlare delle proprie esperienze di lavoro con la vicepresidente e del sostegno di cui hanno goduto i loro gruppi durante l’amministrazione Biden-Harris.
POI IL PRESIDENTE della United Auto Workers Union, Shawn Fain, ha scatenato la folla ricordando il successo del 2002 del rapper Nelly: «Nelle parole del grande poeta americano Nelly, sta diventando caldo qui», ha detto Fain, scoprendo la maglietta «Trump è un crumiro» che indossava sotto la giacca. Fain lo chiama così dall’inizio della campagna paragonandolo ai crumiri che le aziende portano da fuori per continuare il lavoro mentre i membri del sindacato scioperano.
Ora tutta l’attenzione è per gli Obama che parleranno, troppo tardi per noi. Ad aspettarli ci sono i braccialetti luminosi messi sui braccioli dei sedili dei delegati per creare una coreografia: nella disorganizzazione generale della convention, una cosa funziona benissimo ed è l’elemento scenografico. A ogni intervento vengono distribuiti fra il pubblico dei cartelli con parole chiave a sottolineare i contenuti del messaggio veicolato dal palco o per mandarne un altro, come gli stendardi «We Love Joe» che hanno accolto Biden.
OLTRE AI DISCORSI di Barack e Michelle Obama si aspetta il voto che nominerà ufficialmente Harris, anche se è avvenuto a inizio agosto e quella di Chicago è più una celebrazione.
«Quando c’erano le broken convention, convention contestate, c’era un dibattito molto più feroce – dice Andrew I’Heir, caporedattore politico di Salon che sta seguendo l’evento – Non è così da molto. L’ultima volta che c’è stata vera suspense sull’esito di un voto alla convention è stato con i democratici nel 1980, quando Ted Kennedy cercò di sconfiggere Jimmy Carter e si arrivò fino a una votazione in sala. Da allora ci sono stati voti contestati in diverse convention, compresa quella del 2016, fra Bernie Sanders e Hillary Clinton, ma mai con dubbi su chi avrebbe vinto. E stavolta questa pace è davvero necessaria».
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