«Tagli al carbonio dieci anni prima»: la Danimarca spinge l’Europa
La Cop28 Meno novanta per cento di emissioni al 2040 come obiettivo per l’Unione Europea: è questa la proposta lanciata dal governo della Danimarca nella settima giornata di Cop28. L’iniziativa ha subito […]
La Cop28 Meno novanta per cento di emissioni al 2040 come obiettivo per l’Unione Europea: è questa la proposta lanciata dal governo della Danimarca nella settima giornata di Cop28. L’iniziativa ha subito […]
Meno novanta per cento di emissioni al 2040 come obiettivo per l’Unione Europea: è questa la proposta lanciata dal governo della Danimarca nella settima giornata di Cop28. L’iniziativa ha subito trovato l’appoggio del nuovo commissario europeo per il clima, l’olandese Wopke Hoekstra. Interrogato sul tema durante una conferenza stampa a Dubai, il rappresentante dell’Unione ha detto che presenterà la proposta al prossimo Consiglio. Un endorsement che aumenta il valore della posizione di Copenaghen, ma non ne assicura il successo. Già sugli obiettivi al 2030 l’Ue si è trovata divisa, e con la campagna elettorale alle porte il consenso su questo obiettivo potrebbe essere ancora più complesso da trovare.
COMUNQUE VADA a finire, non è la prima volta che la Danimarca usa una Conferenza delle Parti sul clima per lanciare proposte ambiziose. Già nel 2021, alla Cop26 di Glasgow, Danimarca e Costa Rica annunciarono la Beyond Oil & Gas Alliance (Boga), un’unione di paesi legati dall’impegno di non rilasciare nuove autorizzazioni per la ricerca e l’estrazione di combustibili fossili. All’epoca aderirono sette nazioni – tra cui Francia, Irlanda e Portogallo – e una manciata di entità politiche come Galles e California. Col tempo altri si sono aggiunti, e alla Cop28 di Dubai hanno annunciato il loro ingresso Spagna, Kenya e Samoa. L’Italia non è nella lista. Nel 2021 il governo Draghi si inserì all’ultimo come Friend of Boga, amico di Boga, un’affiliazione estremamente blanda che di fatto non implica nessun impegno concreto. Martedì la segretaria del Pd Elly Schlein, in un incontro in streaming organizzato per la stampa italiana alla Conferenza, ha affrontato il tema. Rispondendo ad una domanda del manifesto, Schlein ha assicurato che un suo governo firmerebbe immediatamente l’accordo.
MENTRE IL NEGOZIATO è ancora in alto mare, intanto, a Cop28 ieri ha parlato anche l’inviato speciale per il clima statunitense John Kerry. In una conferenza stampa fiume l’ex segretario di stato e fedelissimo di Biden ha rivendicato il dialogo con la Cina e confermato la posizione della Casa Bianca al negoziato: phase-out dei combustibili fossili unabated e supporto alla finanza climatica. Due passaggi hanno attirato l’attenzione della stampa: il grande spazio dedicato all’energia nucleare («ho una centrale nel mio stato» ha ricordato) e la ritrosia nell’usare la locuzione loss&damage riferendosi ai fondi per il sud globale stanziati nella prima giornata. Gli Stati Uniti, infatti, li considerano aiuti, ma non risarcimenti come suggerirebbe il nome di cui sopra – usato, però, da tutto il resto del mondo. Un altro dei tanti punti che divide l’occidente, e Washington in particolare, da Africa, America latina e Asia.
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