Da ieri Syriza è un nuovo e diverso partito della sinistra, più esteso, meno ideologico e più politico, pronto a rivendicare di nuovo il governo di Atene, avendo con sé un ricco bagaglio di esperienze e di dirigenti ben preparati. Il terzo congresso si è concluso ieri in un’atmosfera di entusiasmo e di ottimismo tra i più di cinque mila delegati, con Tsipras che ribadiva la sua certezza di vincere le prossime elezioni «in qualsiasi momento»: «Abbiamo un progetto, c’è un’alternativa, c’è speranza» ha ribadito con forza il leader di Syriza nelle sue conclusioni.

Il confronto con l’opposizione della sinistra interna, raggruppata principalmente nella corrente “Ombrella” di Euclides Tsakalotos, i cui delegati al congresso superavano il 25%, si è svolta in termini squisitamente politici, evitando asprezze e attacchi personali. Alla fine questo congresso non ha eletto il nuovo gruppo dirigente. La conferma di Tsipras alla presidenza di Syriza si attende per il 15 maggio, quando tutti i tesserati e non solo i delegati potranno votare per i 300 membri del Comitato Centrale.

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Alcuni osservatori hanno segnalato la sconfitta della vecchia guardia, del Syriza di un decennio fa, quando faticava a raggiungere il 3% per avere seggi in parlamento. In effetti l’urgenza di abbattere il governo della destra è stato un motivo costante in quasi tutti gli interventi, con punte di disperato allarme da parte dei delegati della provincia e dei centri minori, abbandonati all’arbitrio di imprenditori improvvisati, ma ben agganciati con il premier Mitsotakis, che spianano brutalmente ambiente naturale e distruggono l’economia locale e perfino monumenti archeologici.

La grande determinazione a rovesciare al più presto un pessimo governo oligarchico ha messo da parte le questioni di politica estera, soprattutto la disastrosa guerra in Ucraina. Un argomento vissuto dai greci con ansia e dalla sinistra greca con un certo distacco. Al tavolo congressuale dedicato al conflitto in corso due sono stati i temi dominanti: una dura critica al governo greco e soprattutto al premier che si è affrettato, da solo, senza avvisare nessuno e scavalcando tutte le procedure legali, a inviare armi a Kiev; e la difficoltà di creare un forte movimento in favore della pace, dopo lo splendido concerto pacifista organizzato da grossi nomi della musica greca al centro di Atene qualche settimana fa. La mobilitazione pacifista si scontra con la demagogia delle tv controllate dal governo che esaltano la Nato e, assurdamente, associano la Russia di Putin con l’Unione Sovietica. Grande l’impegno quindi delle forze pacifiste a spiegare che c’è stata un’invasione russa che va severamente condannata, ma non per questo dobbiamo ignorare le responsabilità della Nato e dell’Occidente.