Economia

Sul gas Draghi non ha margini: per il «tetto» servono 10 miliardi

Sul gas Draghi non ha margini: per il «tetto» servono 10 miliardiIl presidente del consiglio dimissionario Mario Draghi e il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani – Foto LaPresse

Rischio Inverno Toccherà al nuovo governo intervenire con la legge di bilancio ma la destra non ha un piano. La proposta Pd: taglio a 100 euro a Mwh coperto (in parte) dal tassare gli extragettiti

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 24 agosto 2022

Oggi Mario Draghi sarà al Meeting di Cl di Rimini. Davanti alla platea che lo ha acclamò nel 2020 non potrà però annunciare alcuna misura per calmierare il prezzo del gas. Al massimo solo piccoli aggiustamenti e neanche in tempi brevi, visto che nessun consiglio dei ministri è previsto in settimana.

SE IL CAPO DI CONFINDUSTRIA Carlo Bonomi parla apertamente di «piano di razionamento» e l’elenco delle categorie di imprese che si dicono a rischio chiusura si allunga di giorno in giorno – dal settore della carta alla ceramica, dal siderurgico ai distributori di metano, dai trasporti alla logistica, dagli esercenti alla distribuzione alimentare – chiedendo misure urgenti per ridurre gli effetti del caro gas, il premier dimissionario non ha margini di manovra. Ad affrontare la tempesta che in molti prospettano per l’inverno sarà il nuovo governo uscito dalle urne del 25 settembre.

PER QUESTO OGGI nel suo intervento Draghi si limiterà a ricordare quanto già fatto con i decreti Aiuti e Aiuti bis, il piano di stoccaggio che secondo il ministro Cingolani permetterà al paese di non avere problemi durante l’inverno essendo già arrivato all’80% del necessario e a puntare su un (quasi impossibile) tetto europeo al prezzo del gas. Parlerà di tutte le «sfide gravi» legate alla guerra in Ucraina, citando il caro gas al primo posto e le dure ripercussioni che hanno avuto e continueranno ad avere su famiglie e imprese italiane. Ma senza annunci.

Ieri a palazzo Chigi insieme al sottosegretario Garofoli ha fatto il punto della situazione, constatando però che, potendo solo dirottare poste di bilancio già assegnate e non potendo invece prevedere nuove risorse, gli interventi possibili sono semplici aggiustamenti di quanto già previsto: riduzione dell’Iva sulla benzina, bonus bolletta per le famiglie e le aziende energivore.

I MARGINI DI MANOVRA per il governo dimissionario, nonostante l’elasticità concessa per «il disbrigo degli affari correnti», al momento non contemplano misure che necessitano di coperture da decine di miliardi. E dunque saranno rimandate alla prossima legislatura e legge di bilancio che varerà il nuovo esecutivo, a meno di uno stallo post elezioni.

«Decine di miliardi» è anche l’ordine di grandezza delle proposte fatte per fissare un tetto al prezzo del gas. A partire da quella del Pd lanciata lunedì da Enrico Letta e ribadita ieri, sempre a Rimini.

I conti sono presto fatti: «l’introduzione in via transitoria per 12 mesi di un regime di prezzi amministrati per l’energia elettrica attraverso la fissazione di un tetto nazionale al prezzo dell’elettricità fissato a 100 euro al megawattora per imprese e utenze domestiche» previsto al primo punto della proposta Pd, significa coprire con soldi pubblici la differenza con il prezzo di mercato, che ora sfiora i 300 euro al megawattora. Duecento euro di copertura per ogni megawattora usato da imprese e utenze domestiche equivale a una legge di bilancio.

SENZA DIMENTICARE i costi derivanti dal punto 3: «raddoppio del credito d’imposta per compensare per gli extra costi delle imprese per gas e elettricità a partire dal mese di giugno di quest’anno (dal 25 al 50% per le imprese energivore e gasivore; dal 15 al 30% per le altre imprese)». Il Pd specifica che la copertura deriverebbe dalla «proroga ed estensione ad altri settori del contributo straordinario sugli extra profitti delle imprese energetiche». Ma nessuna cifra è stimata nella proposta.

Ieri la proposta Pd è stata duramente criticata dal Carlo Calenda con motivazioni alquanto balbettanti: «È una fesseria perché serve solo a far andare all’estero quel gas e a creare semmai problemi di approvvigionamento». Azione propone che «il Gse compri tutte le fonti di produzione dell’energia elettrica. E le compri, per il gas, a prezzo di mercato, mentre si preveda un prezzo fisso per le rinnovabili». Le idee confuse si confermano nella chiusura della proposta: «Appiattire il prezzo a 100 euro per Megawattora per le aziende energivore, e per quelle che usano il gas nella produzione». Esattamente come nella «fesseria» Pd.

La destra sul tema è invece quasi silente, a parte parlare come un disco rotto di «nucleare». Se il tetto al prezzo del gas è condiviso, né Fratelli d’Italia né Lega né Forza Italia dicono come e fissano un prezzo, mentre Giorgia Meloni si limita al nazionalismo anche sul gas: «Prendiamolo dal nostro Adriatico, non dall’Algeria».

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