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Suicidio assistito, testo di mediazione ma la destra dice no

Suicidio assistito,  testo di mediazione ma la destra dice noConsegna delle firme per il referendum sull'eutanasia legale – LaPresse

Nelle commissioni Affari sociali e Giustizia approvato il cuore del pdl, sbilanciato sulle posizioni di Lega e Fd’I. Che votano contro.

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 3 dicembre 2021

Il progetto di legge che introduce anche in Italia la possibilità per un malato terminale di ricorrere al suicidio assistito, sotto il controllo del Ssn, è quai pronto. I primi quattro degli otto articoli del testo sono stati già approvati nelle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, riunite congiuntamente, dove l’iter sarà completato giovedì prossimo. Il pdl emendato – frutto di una mediazione sbilanciata sui desiderata del centrodestra, la quale però non è ancora soddisfatta – approderà in Aula per la discussione generale il 13 dicembre, come ha stabilito ieri la conferenza dei capigruppo.

Il cuore della legge è già scritto, anche se tra i punti rilevanti manca ancora la norma sull’obiezione di coscienza, contenuta nell’articolo 5 bis che verrà analizzato il 9 dicembre. Fin qui il testo approvato è più arretrato di quanto richiesto dalla Corte costituzionale con le pronunce e le raccomandazioni inviate al legislatore fin dal 2019. Eppure Forza Italia, Lega, Coraggio Italia e Fd’I hanno espresso il loro no ad ogni votazione, con il risultato di una legge che, se non verrà corretta in Aula, rischia di essere modificata prima o poi di nuovo dalla Consulta.

PER ESEMPIO, mentre i giudici costituzionalisti scrivevano nella sentenza del 22 novembre 2019 che nulla osta l’aiuto al suicidio della persona che tra i requisiti abbia l’essere «tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale» e sia «affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputi intollerabili», nell’articolo 1 del pdl messo a punto con la mediazione dei relatori Alfredo Bazoli, Pd, e Nicola Provenza del M5S, il quadro clinico dell’aspirante suicida si restringe ad «una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile». Nell’articolo 3 si riprende il concetto e si pongono ulteriori paletti: la patologia deve essere attestata da ben due medici – il curante e lo specialista – e deve cagionare «sofferenze fisiche e psicologiche» considerate «assolutamente intollerabili». Inoltre, non basta informare il paziente riguardo la disponibilità delle cure palliative: la persona deve invece «essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente», e deve anche essere stata «coinvolta in un percorso di cure palliative» ed averle «esplicitamente rifiutate».

NELL’ARTICOLO 2 invece si precisa che per «morte volontaria medicalmente assistita» si intende «il decesso cagionato da un atto autonomo», risultato di una «volontà attuale, libera e consapevole» di un soggetto maggiorenne «pienamente capace di intendere e di volere». Dunque non si tratta di eutanasia, che invece è oggetto del quesito referendario proposto dall’Associazione Luca Coscioni e sottoscritto da circa 1,3 milioni di persone. Mentre l’articolo 4 puntualizza che «la richiesta può essere revocata in qualsiasi momento senza requisiti di forma e con ogni mezzo idoneo a palesarne la volontà» ma deve essere «manifestata per iscritto e nelle forme dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata», o con una registrazione che attesti «inequivocabilmente» la volontà del paziente manifestata «alla presenza di due testimoni».

Il relatore Bazoli si dice «soddisfatto del lavoro, anche per il segnale di vitalità del parlamento», e spera che in Aula il centrodestra si attenga alle questioni di merito, senza usare l’occasione per equilibri politici. È possibile che FI – ma non Lega né Fd’I – lasci libertà di coscienza nel voto, suggerisce Bazoli. Ma il problema di accettare o meno una così stretta convergenza verso le posizioni del centrodestra si potrebbe aprire anche nel Pd, lacerato al proprio interno su ogni questione che riguardi i diritti civili ed individuali.

UN BRUTTO SEGNALE viene anche dal ministro alla Salute, Speranza, che ha risposto ad una interrogazione di Riccardo Magi (+Europa) riguardante l’ostacolo posto dalla Regione Marche all’iter di suicidio assistito richiesto da “Mario”, il 43enne tetraplegico che ha ottenuto – primo in Italia – il via libera dal comitato etico regionale. «Posso assicurare che il ministero continuerà il suo lavoro di vigilanza e monitoraggio affinché la sentenza della Consulta possa trovare piena applicazione», ha detto Speranza invitando le Regioni ad individuare entro 60 giorni i comitati etici competenti, ma evitando di rispondere nel merito, come gli ha fatto notare lo stesso Magi. «Di fronte alla violazione di diritti costituzionali legati alla salute, il governo non ha solo il compito di “vigilare” e “monitorare” – è la risposta di Marco Cappato (Ass. Coscioni) – Ha il dovere di intervenire».

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