Su lavoro e povertà il Pd prova a voltare pagina
Enrico Letta – LaPresse
Politica

Su lavoro e povertà il Pd prova a voltare pagina

L'agenda nascosta Approvato il programma: norme contro il precariato, pensione di garanzia per i giovani
Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 14 agosto 2022

Non solo diritti civili. Nel programma del Pd approvato ieri all’unanimità dalla direzione il cambio di rotta c’è anche su lavoro e contrasto alla povertà. Il reddito di cittadinanza viene confermato (da «ricalibrare» sulle indicazioni della commissione Saraceno a favore delle famiglie più numerose). C’è anche il salario minimo sul modello proposto dal ministro del lavoro Orlando e dai sindacati. C’è anche la proposta di una «integrazione pubblica alla retribuzione» per lavoratori a basso reddito.

ANCHE SUI CONTRATTI si cambia: quelli a termine vengono drasticamente ridimensionati, sul modello della Spagna, che ha introdotto le causali fin dall’inizio e ha ridotto la durata a pochi mesi. Incentivi per i contratti a tempo indeterminato (zero contributi fino ai 35 anni), abolizione degli stage extracurricolari e l’obbligo di retribuzione per tutti gli altri. E ancora: per i giovani si propone una “pensione base” rivolta in particolare a chi ha avuto buchi contributivi. Per l’uscita, l’idea è quella di scendere a 63 anni, con un assegno ridotto, e di rendere strutturale l’ape sociale. Sul fronte del reddito, la proposta chiave è quella di una mensilità in più ogni anno, oltre a una tassazione agevolata per il secondo stipendio della famiglia.

PREVISTO UN PIANO CASA da 500mila alloggi in dieci anni (senza consumo di suolo), trasporti e libri gratuiti per gli studenti (in base all’Isee). «Sul lavoro stiamo proponendo ricette in controtendenza rispetto al passato», ha spiegato Orlando in direzione. «Bisogna che questo cambiamento sia percepito chiaramente, e spiegarlo bene. Possiamo dire che ci eravamo sbagliati, o che i tempi sono cambiati, ma bisogna costruire una narrazione credibile: queste novità ci possono consentire di mettere in difficoltà la destra sul tema della protezione sociale e di parre col mondo dell’astensione- . Dobbiamo giocarcela bene: altrimenti rischia di essere un proiettile inesploso!». Anche Peppe Provenzano, che ha curato il programma insieme all’economista Antonio Nicita e ad Antonio Misiani, è preoccupato del recupero del voto popolare: «Dobbiamo andare nei luoghi che non contano, dimostrare che si possono fidare di noi: se i salari sono fermi al 1990 la colpa è anche nostra, e anche nel mondo della scuola c’è ancora diffidenza verso di noi».

SULLA SCUOLA c’è la proposta di aumentare gli stipendi degli insegnanti ai livelli europei entro il 2027 (costerà dai 6 agli 8 miliardi). «Ma non basta», avverte Manuela Ghizzoni. «È un programma molto netto, ma ha bisogno di essere accompagnato da una battaglia politica coerente», sintetizza Provenzano. «Dobbiamo insistere sulla stabilizzazione del lavoro», dice Cesare Damiano che propone di inserire nel programma una modifica del Jobs act sulle indennità per chi viene ingiustamente licenziato nelle imprese più piccole: «La Consulta ha stabilito che da 3 a 6 mensilità è una cifra troppo esigua: su questo dobbiamo farci sentire, i lavoratori non ci hanno perdonato il Jobs Act».

SUI DIRITTI CIVILI IL MENÙ è ricco: legge Zan, matrimonio egualitario per le coppie lgbtq+, ius scholae, norme sul fine vita, legalizzazione della cannabis per autoproduzione personale. Un pacchetto pieno, che fa gioire Zan per la «fermezza» del Pd contro «il tentativo ridicolo della destra di ripulirsi dalla loro omotransfobia». Cecilia D’Elia avverte: «Se vince la destra i diritti delle donne sono a rischio, compreso l’aborto, e anche quelli della comunità lgbt. Su questo dobbiamo essere più chiari, arrivare al cuore delle persone». Sull’immigrazione la proposta è riscrivere la legge Bossi Fini e un netto no a chiusure dei porti e blocchi navali.

Misiani invita a «non rincorrere la destra sul tema del fisco». «Noi siamo quelli della scuola e della sanità pubbliche, e dobbiamo rivendicare la proposta di tassare lo 0,2 delle successioni, quelle dei più ricchi, per finanziare una dote per i 18 enni. Sul fronte fisco c’è anche la tassa minima globale sulle aziende multinazionali.

SULL’ENERGIA la direzione è la transizione ecologica e le rinnovabili su cui è previsto un piano imponente «in grado di produrre 500mila posti di lavoro». Ribadito il no al nucleare, sì ai rigassificatori ma solo come «soluzioni ponte» attive per pochi anni e con il coinvolgimento dei territori e compensazioni per l’impatto ambientale.
Tre i pilastri del programma illustrati da Letta: sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale; lavoro, conoscenza e giustizia sociale; diritti e cittadinanza. Il tutto in una cornice di forte europeismo, con la richiesta a Bruxelles di addio all’austerità, di sostituzione del Patto di Stabilità con quello di Sostenibilità, la riforma dei Trattati con l’abolizione del diritto di veto, e una politica estera e di difesa comuni.

NEL PROGRAMMA Letta ha fortemente voluto il capitolo «Un paese per giovani» che contiene misure per aiutare l’uscita di casa, il sostegno al mutuo e all’affitto, e una riforma dei congedi parentali (uguali per uomini e donne) per incentivare la natalità. «Per molti di noi le proposte di questo programma possono fare la differenza», dice la segretaria dei giovani dem Caterina Cerroni: «Abbiamo l’occasione di mettere nelle vite dei ragazzi qualche certezza in più»

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