Stop al lavoro col caldo: Caronte sorprende tutti
Il caso Due morti sulle strade arroventate. Il governo è ancora distratto ma cresce l'allarme
Il caso Due morti sulle strade arroventate. Il governo è ancora distratto ma cresce l'allarme
Caronte sembra avere sorpreso un po’ tutti, a cominciare dal governo. Come se l’esperienza dell’anno scorso, e degli ultimi 20 almeno, non fosse mai stata percepita. E si ricominciasse da zero.
Nello stabilimento di Pomigliano Stellantis ha accettato di mandare a casa gli operai del secondo turno del reparto Panda.
In Sardegna, da tredici giorni afflitta da un caldo insopportabile e con temperature massime fino a 45 gradi, la Fillea Cgil ha chiesto alle imprese di modificare gli orari di lavoro dei circa 30 mila lavoratori del comparto edile e di considerare il ricorso alla cassa integrazione.
Lo stesso ha fatto per tutto il territorio nazionale l’Unione Sindacale di Base (Usb) secondo la quale bisogna bloccare il lavoro prima che la temperatura «percepita» raggiunga 35 gradi. In altri paesi europei è stata fissata a trenta. «Il governo continui a non intervenire sulle aziende, pretendendo l’applicazione di norme peraltro già esistenti. La strage dei morti di lavoro è un’emergenza che il governo deve affrontare ora».
L’ondata eccezionale di caldo ha già causato due morti sul lavoro. L’ultimo a Lodi un lavoratore di 44 anni stroncato mentre rifaceva la segnaletica stradale.
Il Cnr di Sesto Fiorentino e l’Inail hanno messo a punto «Worklimate 2.0», una piattaforma sul rischio «caldo» per i lavoratori.
La regione Toscana ha invitato le aziende a rivedere i turni.
Cgil, Cisl e Uil hanno scritto alla ministra del lavoro Marina Calderone. «Abbiamo chiesto ai nostri delegati – ha detto Maurizio Landini (Cgil) – di richiedere alle aziende incontri urgenti per negoziare le necessarie modifiche temporanee all’organizzazione del lavoro».
Per Pierpaolo Bombardieri (Uil) «Quando le temperature superano i 38 gradi c’è un rischio di incidenti superiore del 10-15%».
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