Starbucks chiude 16 punti-vendita: «Teme i sindacati»
Stati Uniti La catena cita incidenti gravi avvenuti nei negozi, dislocati tra Seattle, Portland, Washington DC, Los Angeles e Philadelphia. Ma per i dipendenti è una mossa per frenare e punire la spinta alla sindacalizzazione nell'azienda
Stati Uniti La catena cita incidenti gravi avvenuti nei negozi, dislocati tra Seattle, Portland, Washington DC, Los Angeles e Philadelphia. Ma per i dipendenti è una mossa per frenare e punire la spinta alla sindacalizzazione nell'azienda
Starbucks ha in programma di chiudere almeno 16 sedi in varie città, per problemi di sicurezza causati «dall’elevata frequenza di incidenti gravosi e la difficoltà nel fornire un ambiente sicuro, accogliente e gentile», ha comunicato in una nota.
I negozi in questione si trovano a Seattle, Los Angeles, Philadelphia, Washington DC e Portland: tutti e 16 saranno chiusi entro la fine del mese e tutti i dipendenti potranno trasferirsi in altre sedi.
«VEDETE ANCHE voi – hanno scritto le vicepresidenti delle operazioni statunitensi, Debbie Stroud e Denise Nelson, in una lettera ai dipendenti in merito alla sicurezza nei negozi – le difficoltà che devono affrontare le nostre comunità: sicurezza personale, razzismo, mancanza di accesso all’assistenza sanitaria, una crisi in crescita di salute mentale, l’incremento dell’uso di droghe e altro ancora. (…) Queste difficoltà possono, a volte, manifestarsi anche all’interno dei nostri negozi. Noi leggiamo ogni segnalazione di incidente: sono molte».
Stroud e Nelson hanno descritto le nuove politiche di sicurezza in programma, come i corsi di formazione dei dipendenti sulla «gestione delle situazioni violente, la formazione per affrontare i casi di sparatorie, i corsi di primo soccorso per la salute mentale», oltre alla riprogettazione anche architettonica dei negozi per la sicurezza.
LA MOSSA arriva mentre i dipendenti di Starbucks in tutti gli Stati uniti continuano a votare a favore del sindacato. Starbucks Workers United, che sta aiutando a organizzare i lavoratori, considera le chiusure una mossa di rappresaglia per l’attività sindacale.
Howard Schultz, ceo di Starbucks, ha scritto una lettera aperta incentrata sulla necessità di «reinventare Starbucks». Negli ultimi mesi ha trascorso molto tempo con i dipendenti, ascoltando le loro preoccupazioni e raccogliendo suggerimenti e ha anche lavorato attivamente per dissuadere i lavoratori dal sindacalizzarsi, ma la spinta alla sindacalizzazione è in continua crescita.
I sindacati sono presenti in 133 negozi Starbucks, con oltre 3.400 dipendenti sindacalizzati mentre sono in corso elezioni in dozzine di altri punti vendita.
SONO NUMERI incoraggianti, ma che costituiscono solo una frazione dei circa 9mila punti vendita di Starbucks negli Stati uniti. La società ha chiarito di non gradire il fatto che i dipendenti si uniscano a un sindacato e di non avere intenzione di garantire alcun vantaggio a coloro che lo faranno.
In un tweet, Starbucks Workers United Seattle si è chiesto quanto la decisione di chiudere una delle sedi della città sia stata presa in buona fede.
Meno di un mese fa i lavoratori di un negozio di Ithaca, nello Stato di New York, hanno affermato che la loro sede è stata chiusa come rappresaglia per il loro attivismo sindacale, sostenendo che Starbucks stava compiendo un «chiaro tentativo di spaventare i lavoratori in tutto il paese».
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