«C’è un’opportunità a questo punto, una finestra per i negoziati» ha dichiarato ieri Mark Milley, capo degli Stati maggiori riuniti statunitensi a proposito della guerra in Ucraina. In un intervento all’Economic club di New York, Miller ha consegnato alla platea una descrizione del conflitto implacabile. «Deve esserci un riconoscimento reciproco del fatto che la vittoria nel senso proprio del termine probabilmente non è ottenibile con mezzi militari e quindi bisogna guardare ad altri metodi».

Le cause di questo possibile stallo infrangibile sono molteplici ma, secondo l’alto generale, rimano principalmente con l’imminente arrivo dell’inverno e la ritirata russa da Kherson. Quest’ultima potrebbe essere il primo passo per la riorganizzazione delle truppe d’invasione in vista di una nuova offensiva in primavera. Ma «dato che la Russia ha ammassato da 20 a 30 mila truppe nella città una ritirata completa potrebbe richiedere diverse settimane».

ANCHE PERCHÉ GLI UCRAINI continuano a dimostrarsi cauti sulla presunta ritirata russa, l’unica dichiarazione che abbiamo letto durante la giornata di ieri, rilanciata anche dal presidente Zelensky, è che «se i russi si ritirano da Kherson è merito della controffensiva ucraina». Come a dire, non siamo sicuri di cosa stia accadendo ma nel dubbio è grazie a noi.

Milley invece si è dimostrato meno sibillino, «i primi segnali indicano che si stanno ritirando» d’altronde «hanno annunciato pubblicamente che lo stanno facendo». Il motivo sarebbe lo stesso indicato dal generale russo Surovikin nella conclusione del suo intervento di mercoledì, ovvero la riorganizzazione delle forze sulla sponda orientale del fiume Dnipro, la costruzione di nuove linee difensive e trincee, «ma questo resta da vedere» ha ammesso il generale americano.

DALL’ALTRO LATO però gli ucraini continuano a sostenere che l’obiettivo di Mosca non sia dimostrare «buona volontà» in vista di possibili tavoli negoziali, ma attirare gli ucraini in una trappola. Secondo il comando militare di Kiev «i russi stanno fingendo un ritiro da Kherson per attirare l’esercito ucraino in una battaglia casa per casa».

Uno dei passaggi salienti del discorso di Milley è stato quello sui caduti dal 24 febbraio a oggi. L’Ucraina non ha mai voluto rivelare alcun dato sul numero di soldati feriti e caduti durante le ostilità e, di contro, è sempre stata estremamente provvida di bollettini sulle perdite della Russia. Ad oggi, secondo Kiev, i soldati di Mosca inabili al combattimento (caduti e feriti gravi) sarebbero quasi 79 mila. Milley invece sostiene che «oltre 100 mila soldati russi sono stati uccisi o feriti nella guerra» e «la stessa cosa, probabilmente, è avvenuta per la parte ucraina». Un massacro insomma.

FINO ALL’ESTATE in molti reputavano che l’Ucraina non solo avesse un numero inferiore di perdite, ma che ci fosse un rapporto di 1 a 3 tra i due eserciti (a sfavore di Mosca). Ora invece un funzionario americano rivela che i due eserciti sarebbero in sostanziale parità anche da questo tragico punto di vista. Inoltre, circa 40 mila civili ucraini sarebbero stati feriti o uccisi, portando Milley a dichiarare «c’è stata un’enorme quantità di sofferenza, sofferenza umana». In un’intervista alla Cnn tuttavia, il presidente ucraino ieri ha ribadito che c’è una «differenza significativa» tra le perdite dei due Paesi indicando quelle russe come «10 volte superiori» a quelle ucraine.

È IMPORTANTE NOTARE che da almeno una settimana il ministero degli Esteri russo continua a dirsi «disponibile» a iniziare una trattativa con Kiev «a patto che siano rispettate le rivendicazioni russe», il che ovviamente comprende le conquiste territoriali di Mosca. Gli ucraini, di contro, «non accetteranno nessun accordo che includa il ridimensionamento del territorio amministrato da Kiev prima dell’invasione russa.

Intanto, mentre Milley invocava la necessità di una tregua, la Casa bianca ha varato un altro piano da 400 milioni di aiuti militari per l’Ucraina ma si è opposta all’invio, stando a quanto riferisce il Wall Street Journal, all’invio di droni militari avanzati per evitare che «scoppi la Terza guerra mondiale».