Più di 250 dipendenti di Facebook hanno firmato una lettera indirizzata al Ceo Mark Zuckerberg, in cui si oppongono «fermamente» all’attuale politica della società in materia di pubblicità politica, che consente ai politici di includere nei loro annunci dichiarazioni false, protestando contro una condotta aziendale che considerano non etica.

La lettera, pubblicata su una bacheca interna e riportata dal New York Times, descrive questa politica come una minaccia che va al di là di Facebook. «La disinformazione colpisce tutti noi – si legge nella lettera -. Le nostre attuali politiche in materia di controllo dei fatti in seno alle cariche politiche, o di coloro che si candidano per una carica, rappresentano una minaccia per ciò che FB rappresenta. Siamo fortemente contrari».

Facebook è stato preso di mira dopo che da fine settembre la società ha annullato la politica interna riguardo il controllo delle notizie per le pubblicità politiche; in pratica ora, con la campagna elettorale Usa già in corso, in una pubblicità politica su Facebook chiunque può dire qualsiasi cosa per screditare l’avversario; che sia vero o meno è irrilevante.

In precedenza il social network aveva vietato le pubblicità con «contenuti ingannevoli, falsi o fuorvianti», in seguito ha chiarito che questa clausola non si applica agli annunci pubblicitari pagati dai politici.

 

Alexandria Ocasio-Cortez durante l’audizione di Zuckerberg (Afp)

 

Non tutti i politici ne sono stati entusiasti, come la senatrice e candidata presidenziale per il 2020 Elizabeth Warren, e la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, entrambe democratiche, le quali hanno pubblicamente espresso la propria opinione contro questa disinvolta mossa di Zuckerberg.

Dopo la pubblicazione della lettera Ocasio-Cortez ha twittato il suo sostegno agli impiegati che si sono opposti al Ceo: «I coraggiosi lavoratori di Facebook si stanno opponendo alla leadership della società, sfidando la preoccupante politica di Zuckerberg di autorizzare annunci di disinformazione mirati e pagati nelle elezioni del 2020».

I lavoratori di Facebook chiedono cambiamenti specifici di basico buon senso, per esempio che gli annunci politici si attengano agli stessi standard delle altre pubblicità, chiedono inoltre di implementare misure per differenziare gli annunci politici da altri contenuti, di introdurre un periodo di silenzio prima delle elezioni e di imporre ai politici dei limiti di spesa per i loro annunci.

Al momento Facebook non ha risposto alle richieste di commento.