Mentre Giuseppe Conte si intrattiene a discutere di giustizia sociale alla sala del Senato di Palazzo Giustiniani, un piccolo corteo si muove alla volta della sede nazionale di via Campo Marzio. È la delegazione delle «forze minori» del centrosinistra laziale (praticamente tutte ad eccezione del Pd, radicali e +Europa) che provano a riaprire il campo largo per le elezioni regionali. Entro venerdì il presidente facente funzioni, dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti, Daniele Leodori dovrebbe firmare il provvedimento che le fissa ufficialmente per il 12 e 13 febbraio prossimi, giusto una settimana prima delle primarie per la scelta del nuovo segretario dem.

I rappresentanti di Si, Verdi, Sinistra civica ecologista, Demos, Pop, Articolo 1 e Coordinamento 2050 incontrano l’ex senatrice Paola Taverna (cui Conte ha delegato la gestione della partita laziale) e il capogruppo alla camera Francesco Silvestri. Si tratta per adesso di un «incontro interlocutorio», spiegano i partecipanti mettendo le mani avanti. Ma Silvestri dice chiaramente che un’alleanza con il Partito democratico allo stato risulterebbe poco credibile di fronte agli elettori. I nodi sono quelli venuti fuori nei giorni scorsi: la candidatura di Alessio D’Amato e la questione dell’inceneritore.Per risolvere la quale da qualche giorno i Radicali italiani propongono un referendum, magari da tenere in contemporanea al voto regionale.

Nel frattempo, Conte parla all’evento organizzato dalla vicepresidente del senato Mariolina Castellone. Annuncia che il destino del M5S è quello di fare la «rivoluzione» (seppure «gentile») e rivendica lo statuto «progressista» del nuovo corso. Sostiene che il reddito di cittadinanza è stata una delle grandi riforma di sinistra, al pari dello Statuto dei lavoratori e del Servizio sanitario nazionale. Poi ridefinisce la storia del M5S sostenendo che fin dall’inizio Beppe Grillo gli aveva conferito un’impronta «eco-sociale» che però si era innestata nell’ideologia «digital-populista» di Gianroberto Casaleggio. La conclusione implicita pare essere la seguente: adesso che questo secondo pilastro è venuto meno il M5S può collocarsi legittimamente alla sinistra dello schieramento politico.

Poi l’avvocato sgancia la bomba sulla difficile trattativa in corso per le regionali. Una forza politica che propone di costruire un inceneritore da 600 mila tonnellate è una forza conservatrice della peggior specie», scandisce. A stretto giro gli risponde via tweet Roberto Gualtieri. «Basta demagogia – afferma il sindaco di Roma – Conservatore è mandare i nostri rifiuti nelle discariche di tutta Italia e nei termovalorizzatori d’Europa. Col nuovo impianto eviteremo una megadiscarica a Roma riducendo emissioni, inquinamento, consumo di suolo e producendo energia pulita. Roma ha già dato».

Sembra un’ipoteca sul dialogo in corso. Resta un filo di trattativa. La riunione si conclude con la disponibilità dei 5 Stelle ad aprire un’interlocuzione con fronte progressista. Anche il Pd, con le dovute accortezze programmatiche. I dem registrano lo stallo del loro candidato Alessio D’Amato, che aveva il mandato di ricucire l’alleanza e mobilitano il responsabile nazionale enti locali Francesco Boccia: nei prossimi giorni dovrebbe incontrare proprio Conte. Da Campo Marzio rivendicano il successo: considerano la riunione che hanno ospitato ieri come il primo esito dell’appello rivolto da Conte ai progressisti nel corso della conferenza stampa dello scorso 8 novembre, che venne letta come un aut aut al Pd.