La telefonata che le ha annunciato la morte di Gianfranco Spadaccia – «per me come un fratello maggiore» – Emma Bonino l’ha ricevuta sabato verso le 18,30. «Ero stata da lui nello stesso giorno; ormai era in sedazione profonda ma non ci aspettavamo che se ne andasse così presto. Mi ha avvisata Marina, sua moglie». Nato il 28 febbraio del 1935 a Roma, giornalista prolifico – fu caporedattore dell’Agi e collaboratore di molte riviste e periodici -, lo storico leader del Partito Radicale (fu tra i fondatori nel 1955 e in seguito anche segretario) è morto nella sua casa romana dopo una lunga malattia. «Se ne va un giornalista sagace, politico capace di visioni sempre rivolte al futuro e persona straordinaria anche per il modo gentile e intelligente di interfacciarsi con gli altri. La sua morte è una grande perdita per me e il Paese tutto», ha scritto Bonino sui suoi canali social.

settembre 2022, Bonino sale sull’autobus inglese utilizzato per la campagna elettorale di +Europa. Foto Ansa

Nel suo ultimo libro «Il Partito Radicale. Sessanta anni di lotte tra memoria e storia» edito da Sellerio, Spadaccia indica tre radici di quel piccolo ma così necessario partito: l’Unione goliardica italiana, di cui fu militante insieme a Marco Pannella, la sinistra liberale e i liberal-socialisti. Cosa è stato Spadaccia per il Partito Radicale, la sua anima di sinistra?

Sì, direi di sì. Per me soprattutto è stato un fratello maggiore che, quando sono arrivata da ragazza, mi ha aiutato a capire questo stranissimo mondo radicale. Marco (Pannella, ndr) era più visionario ma il vero tutore di molti della mia generazioni – io, Adelaide Aglietta, Francesco Rutelli, Roberto Giachetti, ecc. -, il nostro mentore è stato Gianfranco. Era forse meno brillante di Marco, ma era quello più tenace. Capace di grandi sfuriate, pure lui eh, ma molto capace di ascolto, di tutti. Senza la pretesa di voler tenere corsi teorici, nel confronto con noi giovani venivano spesso fuori i dettagli importanti degli inizi del partito: dall’Ugi, appunto, passando per il caso Braibanti, ecc. E anche dal libro ho appreso di episodi che non avevo mai vissuto, addirittura non conoscevo affatto, forse perché per molti anni sono stata quella più “delegata” alle relazioni internazionali. A lungo ho vissuto all’estero ed ero quella che più di tutti andava e veniva da ogni parte del mondo. Poi ci fu la rottura del ’94-’96, quando Gianfranco se ne andò perché non accettò l’accordo elettorale di Marco con Berlusconi, che comunque durò meno di due anni. Era ritornato, poi, in punta di piedi, ad essere parte attiva. L’ultimo progetto che lui ha abbracciato con grande entusiasmo è stato +Europa, partito del quale è stato con me fondatore, presidente, ecc. E ora ci lascia anche questo magnifico volume, molto documentato, su cui ha lavorato per anni. Scrivere la sua, la nostra storia, è stato come un parto per lui: una volta che il libro è uscito pubblicato da Sellerio, e fatte due o tre presentazioni, è stato come se Gianfranco avesse sentito di aver concluso un ciclo. Come se in qualche modo dicesse: «Basta, ho dato». Non dico che si sia lasciato morire da allora, ma certamente, complice anche il Covid, è diventato molto meno attivo.

Spadaccia nel libro si ferma al 2013, nel ricostruire la storia dei Radicali. Il volume però è stato pubblicato nel 2021. Che rapporto aveva col suo partito dopo la morte di Pannella nel 2016?

Gianfranco come tutti noi fu molto dispiaciuto di questa appropriazione di tutte le “cose” Radicali, patrimonio compreso, da parte di Maurizio Turco, dopo la morte di Marco. Ma era molto attivo in Radicali italiani e, come detto, in +Europa. Sempre sperando, come me, che un giorno questa diaspora si sarebbe ritrovata e riunita.

Come sottolineava lui stesso, voi eravate un piccolissimo gruppo politico che pure è riuscito a far entrare i diritti civili in Italia. Poi, scrive nel libro Spadaccia, con «la nomina di Emma Bonino a commissaria Ue», queste «iniziative radicali per il diritto internazionale e per la difesa e l’affermazione dei diritti umani» diventano «per più di un decennio l’unico terreno in cui si realizzò una politica bipartisan tra i governi di centrosinistra e di centrodestra». I diritti umani, insomma, subentrano solo in un secondo momento. Lei concorda con questa ricostruzione?

Veramente Marco Pannella all’inizio degli anni Ottanta diede vita a quella famosa campagna contro lo «sterminio per fame» che fu quasi bipartisan. Pensi un po’ che, a un certo punto, la legge venne addirittura depositata da Flaminio Piccoli. Per Marco i diritti civili e i diritti umani erano intrinsecamente connessi. E la sua vocazione transnazionale lo dimostra.

E per Spadaccia?

Certamente, anche per lui. Gianfranco aveva un’adesione intellettuale all’idea transnazionale, la seguiva con grande curiosità e interesse, anche se poi per varie ragioni l’ha praticata poco. Lui si occupava principalmente dell’Italia.

Si è mai confrontata con Spadaccia riguardo al patto politico elettorale che +Europa ha stretto con il Pd in questa tornata elettorale ?

Sì certo, ne abbiamo discusso, a suo tempo: lui considerava questo patto obbligatorio, per via del Rosatellum con la complicazione del taglio dei parlamentari. Ed era anche molto contento che fosse stato stretto su un programma scritto. Scritto però – ironia della sorte – da Calenda, ahimé.

E quando Calenda ha rotto il patto improvvisamente, cosa ha detto?

Credo che Gianfranco sia rimasto, come me, politicamente e umanamente incredulo. Meno colpito personalmente, ma politicamente allibito, come me.

Cosa lascia Spadaccia all’ultimissima generazione – quella di oggi – di militanti Radicali?

Lascia la coerenza, la presenza e anche l’umiltà. La capacità di stare in seconda linea. Lui sapeva far crescere i più giovani – non che ci facesse la scuola delle Frattocchie, ovviamente – ma nei suoi interventi, nei suoi aneddoti ha fatto crescere tutti. Lascia, a chi sa apprezzarla, questa sua capacità di mantenere la passione politica anche senza essere il primo. La capacità di fare politica rimanendo a volte un passo indietro.

 

Martedì in Senato

La camera ardente per Gianfranco Spadaccia, senatore nella IIX e nella X Legislatura, sarà allestita a Palazzo Madama martedì 27 settembre, in Sala Caduti di Nassirya, e sarà aperta al pubblico dalle ore 10 alle 18.