«Sospendiamo le sanzioni alla Siria già devastata dal conflitto»
Macerie infinite L'appello della Comunità di Sant'Egidio
Macerie infinite L'appello della Comunità di Sant'Egidio
«Riteniamo sia giunto il momento di sospendere le sanzioni per permettere ai soccorsi di giungere copiosi e il più rapidamente possibile, in aiuto alla popolazione stremata dalla guerra e dal sisma»: dopo il terremoto che ha devastato Turchia e Siria e che ha interessato anche le aree del Kurdistan settentrionale e occidentale si muove la Comunità di Sant’Egidio, il movimento cattolico che ha appena compiuto 55 anni (celebrati, stamattina, con una messa a S. Giovanni in Laterano, presieduta dal loro ecclesiastico più autorevole, il card. Matteo Zuppi, attuale presidente della Cei), definita “l’Onu di Trastevere” per il grande credito a livello internazionale, specialmente Oltreoceano, ottenuto negli anni e la sua “diplomazia parallela”, particolarmente attiva nell’area africana e medio orientale.
La proposta è di sospendere le sanzioni internazionali che colpiscono da anni la Siria per favorire l’accesso umanitario urgente, via aerea e via terra: tanto più, scrive la comunità in una nota, che il sisma ha colpito una regione che è il teatro di una sanguinosa guerra che dura da più di 11 anni. «Siamo in contatto con la Chiesa latina di Siria e con tante famiglie siriane, tramite i profughi arrivati con i corridoi umanitari. Purtroppo alcuni hanno avuto notizia di aver perso dei parenti. È una situazione grave e angosciosa che colpisce il popolo siriano dove già la guerra aveva portato distruzioni enormi. È anche in corso un’epidemia di colera, e le strutture sanitarie del paese sono distrutte». La comunità di Sant’Egidio – che si sta attivando attraverso le comunità cristiane presenti in Siria – si dice particolarmente preoccupata per i governatorati di Aleppo e Idlib in Siria, devastati dal conflitto e in cui giungono rari aiuti internazionali a causa delle sanzioni
LE ATTUALI SANZIONI nei confronti della Siria sono state introdotte per la prima volta nel 2011 sia dagli Usa che dall’Ue (quest’ultima, a maggio 2022, le ha ulteriormente prorogate, almeno fino al primo giugno 2023) e sono dirette, oltre che ad Assad, alla sua famiglia, ai funzionari del governo e anche alle entità terze che lo sostengono come società, aziende, singoli imprenditori. Includono anche un embargo sulle importazioni di petrolio, restrizioni su alcuni investimenti, congelamento dei beni della banca centrale siriana detenuti nell’Ue e restrizioni al credito, ai finanziamenti, all’esportazione di attrezzature e tecnologie. Già nel 2020, durante la pandemia, la ong cattolica New Humanity lanciò un appello internazionale (sottoscritto anche da Romano Prodi), chiedendo la revoca dell’embargo, che aveva gravemente danneggiato la capacità della Siria di produrre e acquistare medicinali, attrezzature, pezzi di ricambio e software.
A febbraio 2021, l’allora arcivescovo cattolico greco-melchita di Aleppo monsignor Jean-Clément Jeanbart (che, a seguito del terremoto, è stato estratto vivo dalle macerie della sua abitazione ed è attualmente ricoverato), denunciò, in una lettera all’agenzia di stampa dei vescovi italiani, il Sir, «le sanzioni e l’embargo che ci vengono inflitti e che colpiscono tutti gli abitanti, soffocando in particolare i meno fortunati che sono moltissimi. Sanzioni commerciali e finanziarie messe consapevolmente in atto per impedire la ricostruzione, la riabilitazione e la rinascita economica della Siria»
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