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Solinas sbaglia ancora, il governo impugna la legge omnibus della Sardegna

Solinas sbaglia ancora, il governo impugna la legge omnibus della SardegnaChristian Solinas – LaPresse

Bilancio e ambiente È la tredicesima volta in questa legislatura della giunta sardo-leghista che il consiglio dei ministri decide di opporre ricorso. Tra le disposizioni cassate anche una norma infilata per cancellare l’inedificabilità, disposta dal Piano paesaggistico regionale, delle cosiddette zone umide e rendere legittima la costruzione di condomini e di villaggi turistici sulle rive dei laghi e degli stagni

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 23 gennaio 2022

Il governo ha impugnato la legge omnibus, una maxi variazione del bilancio, approvata dal consiglio regionale della Sardegna il 22 novembre scorso. È la tredicesima legge varata in questa legislatura dalla giunta sardo-leghista guidata da Christian Solinas contro cui il consiglio dei ministri decide di opporre ricorso dinanzi alla Corte costituzionale. «Alcune disposizioni – si legge nel comunicato del governo – eccedono dalle competenze attribuite alla Regione Sardegna dallo statuto speciale di autonomia e violano gli articoli 3, 9, 81, 97, 117 e 119 della Costituzione».

Una delle disposizioni cassate da Draghi e dai suoi ministri è in realtà una norma intrusa. Non c’entra niente infatti con il bilancio della Regione Sardegna ed è stata aggiunta al testo della omnibus per cancellare l’inedificabilità, disposta dal Piano paesaggistico regionale (Ppr), delle cosiddette zone umide. Serve cioè a rendere legittima la costruzione di condomini e di villaggi turistici sulle rive dei laghi e degli stagni. Oltre questo favore fatto ai signori del cemento, gli altri rilievi mossi dal consiglio dei ministri riguardano tutti un lungo elenco di spese extra rispetto ai conti della Regione. Per una cifra pesante: 300 milioni. Tra le spese autorizzate, la reintroduzione dei vitalizzi per i consiglieri regionali e un aumento degli stipendi per tutti gli eletti.

Il dato politicamente più rilevante è ovviamente quello che riguarda la difesa dell’ambiente. Cade, se la Corte costituzionale accoglierà i rilievi del governo, l’ennesimo tentativo della giunta Solinas di manomettere il Piano paesaggistico regionale a beneficio dei signori del cemento, in particolare a favore dei costruttori edili, lobby prevalente dentro gli equilibri di Confindustria Sardegna e grandi elettori del governatore sardo-leghista.

In base alla norma respinta dal consiglio dei ministri, nella fascia dei 300 metri dalla battigia di stagni e laghi si può costruire. Una devastazione che colpirebbe soprattutto i vastissimi acquitrini costieri di Cagliari e le lagune non lontane da Olbia, aree di grandissimo pregio paesaggistico e ambientale che, oltre a essere tutelate dal Ppr, sono protette dalle disposizioni europee. Nonostante questo, Solinas ha tentato il blitz.

Poi ci sono le norme che allentano i cordoni della borsa. Spese facili di ogni tipo, contro le quali già la scorsa settimana si era espresso, con una relazione inviata all’ufficio legale del ministero dell’economia, Biagio Mazzotta, il ragioniere generale dello Stato controllore dei conti pubblici. La omnibus valeva 200 milioni quando è arrivata nell’aula del consiglio regionale.

Poi, tra mance di varia natura disposte da Solinas su indicazione dei partiti della maggioranza, l’esborso è salito a 300 milioni.
Nella sua relazione Mazzotta fa una lista di spese che considera ingiustificate. Ad esempio la reintroduzione dei vitalizi dei consiglieri regionali aboliti in Sardegna nel 2014. Oppure lo sgravio fiscale previsto per le strutture ricettive (alberghi e residence) che operano nell’isola da almeno sette anni, per le quali è sospesa l’Irap sino al 2025. O ancora un emendamento che ritocca di fatto gli stipendi dei consiglieri regionali: «Le indennità e i rimborsi – è scritto nella omnibus – sono rivalutati annualmente in misura pari alla variazione rilevata dall’Istat, se positiva, dell’indice dei prezzi al consumo». E come per i vitalizzi, anche in questo caso l’aggiornamento si estende alla legislatura precedente l’attuale, quella dal 2014 al 2019.

Insomma, assalto all’ambiente in nome del cemento e prebende senza pudore in vista delle prossime elezioni regionali: tutto bloccato dal ricorso del governo. E l’ennesima figuraccia di Solinas, che «per la tredicesima volta – ricorda il capo dell’opposizione di centrosinistra in consiglio regionale Massimo Zedda (Gruppo Progressisti) – si vede bocciata una legge per iniziativa del governo.

La penultima è stata a fine dicembre 2021, quando il Consiglio dei ministri ha impugnato il Piano casa della giunta, una legge fatta per cancellare le norme di tutela paesaggistica e ambientale garantite dal Piano paesaggistico in vigore nell’isola dal 2006». «Solinas – aveva commentato in quella occasione la segreteria nazionale del Wwf – continua a proporre modelli di sviluppo obsoleti basati su cemento e deroghe ai principi costituzionali di tutela del paesaggio e dell’ambiente. La norma impugnata dal governo allarga in maniera illegittima le maglie dei vincoli urbanistici e paesaggistici stabiliti dal Piano paesaggistico regionale, consentendo edificazioni a pioggia e incrementi volumetrici indiscriminati, minacciando il territorio e le prospettive di uno sviluppo sostenibile».

Duro sull’ultimo no del governo ai sardo-leghisti il giudizio del presidente della commissione giustizia della Camera, il sassarese Mario Perantoni (M5S): «Il bilancio della giunta Solinas è disastroso. A questo punto, dopo tredici clamorose bocciature, c’è soltanto una cosa che il presidente può fare per i sardi: dimettersi». «È vergognosa – aggiunge Perantoni – l’assoluta indifferenza della maggioranza di centrodestra verso il rispetto delle regole, dell’ambiente, della lealtà istituzionale, della storia e della dignità della Sardegna».

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