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«Smantelleranno i diritti Lgbtq+. C’è già chi pensa di andarsene»

«Smantelleranno i diritti Lgbtq+. C’è già chi pensa di andarsene»Gay Pride a Gerusalemme – Ap

Israele Intervista all'attivista transgender e femminista Lilach Ben David: Gran parte dei diritti ottenuti sono venuti dalla Corte suprema: la destra punta ora a cambiare le sentenze. E spuntano liste nere di femministe ed esponenti Lgbtq+

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 30 dicembre 2022
Michele GiorgioGERUSALEMME

Fondatrice nel 2011 di Project Gila per l’emancipazione transgender in Israele e attivista del Centro femminista Isha L’Isha di Haifa, Lilach Ben David è una delle voci che si stanno levando nella comunità Lgbtq+ contro il governo di estrema destra religiosa di Benyamin Netanyahu che ieri ha ottenuto la fiducia della Knesset.

Gruppi, associazioni ed organizzazioni Lgbtq+ sono in allarme. Cosa temete del governo ora in carica.

C’è molto pessimismo, qualcuno immagina di dover lasciare Israele. Le preoccupazioni nella nostra comunità riguardano tre punti in particolare. Il primo è la presenza nel nuovo governo di ministri che non sono solo omofobi dichiarati ma hanno anche istigato contro di noi. (Il ministro delle finanze) Bezalel Smotrich fu tra gli organizzatori (nel 2006) della Beast Parade, in risposta al Pride Parade, (decine di attivisti della destra estrema religiosa fecero sfilare a Gerusalemme capre e asini, con il fine palese di descrivere gay e lesbiche come degli animali, ndr). Altri omofobi militanti sono il ministro della Pubblica sicurezza Itamar Ben Gvir e la ministra delle Missioni nazionali Orit Stroch. Senza dimenticare che Haim Maoz, leader del partito Noam schierato contro gli omosessuali, sarà sottosegretario con l’incarico di supervisore dei programmi scolastici. Il secondo punto di forte preoccupazione è di natura politica. Il vago sostegno che il Likud, il partito di Netanyahu, ha dato negli anni passati alla legislazione favorevole ai diritti Lgbtq+ si è concretizzato solo per ragioni di opportunismo e convenienza e non è stato generato da principi solidi. Lo sottolineo in modo particolare perché ora Netanyahu è sotto processo per corruzione e ritiene che la sua salvezza politica sia l’unico modo per salvare Israele. In tali circostanze il nuovo premier opererà affinché il potere giudiziario sia subordinato a quello politico e che il parlamento faccia ciò che vuole l’esecutivo. Il suo governo perciò punterà a questi obiettivi, in particolare prenderà di mira la Corte suprema. In poche parole sarà smantellato ciò che resta in Israele della democrazia liberale. E per la comunità Lgbtq+ ciò è inquietante perché gran parte dei diritti che ha ottenuto non sono venuti dalla Knesset ma dalla Corte suprema. L’accordo tra i partiti di destra adesso al potere chiede cambiamenti a queste sentenze. Il terzo punto riguarda la presenza nel governo del partito Noam che si proclama difensore della famiglia tradizionale e dell’identità ebraica ed è schierato con forza contro gli Lgbtq+ e il femminismo. Si è scoperto di recente che Noam ha compilato liste nere composte da femministe che hanno influenza nelle questioni di genere nelle Forze armate, da esponenti Lgbtq+ e della sinistra nei mezzi d’informazione.

Qualcuno però fa notare che un dirigente gay del Likud, Amir Ohana, è stato scelto da Netanyahu come speaker della Knesset.

Nella stessa comunità Lgbtq+ ci sono degli ottimisti, persone che credono che Ohana sarà un difensore dei nostri diritti nel parlamento e fuori di esso. A mio parere e tanti altri pensano come me, credere che Ohana solo perché è un gay impedirà a questo governo di opprimere la comunità Lgbtq+ potrebbe rivelarsi una illusione molto pericolosa. Mi aspetto che qui e all’estero si cominci ad agire subito per proteggere tutte le minoranze e le comunità in Israele.

Israele all’estero ha una immagine e una reputazione di paese in cui sono protetti e tutelati i diritti Lgbtq+. L’ascesa al potere di questo governo cambierà tutto?

Quello che posso dire è che tutti i governi guidati dal Likud non hanno mai sostenuto con sincerità e in linea di principio i nostri diritti. Sono stati cinici e opportunisti. In passato come oggi, il riconoscimento dei diritti della comunità Lgbtq+ è servito anche, se non soprattutto, a persuadere altri paesi e gli ebrei progressisti negli Usa che Israele è una democrazia liberale mentre viola e abusa i diritti dei palestinesi, lancia guerre o mette sotto assedio Gaza. Se questo comincerà a cambiare è arduo stabilirlo ora, di sicuro Netanyahu sa che il sostegno degli Stati uniti era e resta centrale per l’attuazione delle sue politiche.

 

 

 

 

 

 

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