Lavoro

Sky: si sciopera il 17, ma senza i giornalisti. Dal 30 il tg è da Milano

Sky: si sciopera il 17, ma senza i giornalisti. Dal 30 il tg è da MilanoUna manifestazione dei dipendenti Sky di Roma

Vertenze Romane I dipendenti già usciti sono 182, molti di più dei 124 previsti dall'azienda. I sindacati prevedono un presidio durante il tavolo con Calenda, Raggi e Zingaretti. Ma la via più battuta è quella giudiziaria

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 13 ottobre 2017

Licenziare mentre si annunciano «conti in crescita», «i migliori degli ultimi 5 anni». Sky Italia ieri ha concluso il primo trimestre dell’esercizio 2017-18, aggiornato  al 30 settembre, la società ha registrato un incremento dei ricavi del 2 per cento a 605 milioni di sterline (la sede centrale è a Londra) per effetto della maggiore raccolta pubblicitaria. L’Ebitda è salito dell’8 per cento a 107 milioni di sterline, il più alto da cinque anni. Gli abbonati sono rimasti stabili a 4,78 milioni.
Malgrado questo, nella sede di Roma – in chiusura «per riorganizzazione» – va avanti il quotidiano stillicidio: oramai nelle salette dei montatori lavorano solo free lance (contraddistinti dal braccialetto giallo consegnato all’entrata), i dipendenti sono stati tutti licenziati.
A parte la vicenda giudiziaria – che è già in corso e si preannuncia lunga – , l’ultima speranza – assai flebile – è riposta nel famoso «tavolo Roma»: l’incontro fissato dal ministro Calenda con tutte le istituzioni locali (sindaca Raggi e presidente Zingaretti) il 17 ottobre per discutere delle tante vertenze aperte. E proprio questa è la data scelta dai sindacati – Slc Cgil, Uilcom, Ugl che si sono aggiunti all’Usb (mentre la Fistel Cisl non aderisce) – per uno sciopero e un presidio sotto il ministero. «Chiediamo a Calenda di aiutarci a trovare una soluzione alternativa perché non è possibile accettare licenziamenti da un’azienda in ottima salute come Sky», denuncia Alessio De Luca della Slc Cgil.
Uno sciopero a cui non aderiscono i giornalisti della testata. Anche nei giorni dell’arrivo delle lettere di licenziamento il Comitato di redazione si è limitato ad una timida solidarietà. Il loro sindacato – l’Fnsi – ha infatti firmato un accordo (il 6 aprile) che aumenta da 27 a 31 il numero di posti rimanenti «nella nuova sede di Roma Centrale Montecitorio» e aumenta gli incentivi al trasferimento. Ma ora tutti i giornalisti si lamentano di ciò che dovranno fare a Milano: il nuovo sistema Mosart che sarà usato dal 30 ottobre – da quando cioè SkyTg24 andrà in onda da Milano – riduce il loro lavoro a qualcosa di molto simile a quello dei tecnici (per questo licenziati): il giornalista lavorerà su sigle, grafiche e perfino sulla gestione di telecamere, audio e luci. Le notizie saranno un contorno.
La procedura di licenziamento – chiusa con un verbale di mancato accordo ad agosto – era stata aperta per 124 posizioni. Ad oggi però il computo delle persone uscite dalla sede romana è molto più alto: 86 dipendenti hanno accettato lo spostamento a Milano obtorto collo, 33 hanno accettato una buona uscita e 63 hanno già ricevuto la lettera di licenziamento in tronco con effetto immediato – in sostanza per aver rifiutato il trasferimento. A questi vanno sommati 5 casi di lavoratrici in maternità o in ferie matrimoniali. Il totale è dunque di 187 persone e dunque molto più alto della procedura di licenziamento. Su questo punto i sindacati stanno facendo accertamenti prima di presentare un altro ricorso al tribunale del lavoro per comportamento antisindacale.
Proprio dal fronte giudiziario si attendono novità: se lo scorso 22 agosto il giudice del lavoro di Roma ha già condannato Sky Italia per comportamento antisindacale – il trasferimento  a Milano è stato fatto senza le «comprovate esigenze tecniche, organizzative e produttive» –  l’azienda ha fatto spallucce, andando avanti coi licenziamenti. E allora si attendono le (tante) cause individuali di tecnici, amministrativi e giornalisti. Che paiono molto temute dall’azienda: a parecchi licenziati sarebbe stata proposta una buonauscita in cambio della rinuncia scritta a fare causa.

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